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martedì 31 ottobre 2017

L’UNICO VERO MAESTRO E' L’ESSERE CHE SUSSURRA AL TUO INTERNO

Riportiamo l’ultimo dialogo tra il filosofo Giordano Bruno e Sagredo, così come citato nel libro "La futura scienza di Giordano Bruno e la nascita dell’uomo nuovo" di Giuliana Conforto


Un dialogo che rappresenta la visione di Bruno e dell’uomo nuovo che egli già intravedeva secoli or sono. Un inno alla ricerca della verità e del maestro interiore.

(Giordano Bruno 1548 -1600)
Nell’angusto, buio e lungo corridoio delle carceri di Castel Sant’Angelo, si odono passi che segnano l’avvicinarsi di ospiti ai condannati prossimi all’esecuzione. 

Con un forte rumore di chiavi si apre la pesante porta della cella ove è rinchiuso il condannato al rogo: Giordano Bruno; è lì, steso su un rude pagliericcio, mentre i suoi occhi lucidi, fermi e sereni si illuminano di gioia e di tenerezza alla vista dell’ospite.


«Sagredo, mio giovane amico!» esclama il grande filosofo. I due si abbracciano; il guardiano esce in silenzio, richiudendo dietro di sé la porta della nuda e umida cella.
 «Corri gravi rischi, figliolo. L’inquisizione non ha simpatia per chi ha simpatia per gli eretici.»
«Maestro, non potevo non salutarvi.» Il giovane nasconde a stento l’emozione di trovarsi di fronte al grande saggio, ormai prossimo all’esecuzione della feroce sentenza.
«Sei un uomo ormai e il tuo coraggio comunque ti premierà.»
«Ho chiesto un permesso speciale al cardinale Bellarmino. Si è dimostrato disponibile… Forse qualcosa sta cambiando…»
«Si, sta cambiando» conferma Bruno «anche grazie alla mia morte: la storia di questo mondo è segnata più dalla morte che dalla Vita. La morte suscita paura, inquietudine, domande, tanto più se è illustre. Ciò mi rende sereno, amico mio, so di compiere il mio destino.»
«Maestro, ma non temete il fuoco che brucerà le vostre carni?»
«Si, Sagredo, ho paura; il mio corpo ha paura,»… riflette il «ma io so che non morirò… quando il mio corpo fisico morirà, io sarò lì; vedrò cadere il mio corpo, vedrò i volti trionfanti, attoniti e sgomenti dei miei persecutori…»
Malgrado le parole del maestro, il volto del giovane è triste e «Se io non vi avessi avvertito… dell’arresto di vostra figlia e della vostra amata, voi non sareste tornato a Venezia…» afferma, quasi per rimproverarsi.
«Sarei tornato comunque, prima o poi. Sì, la loro morte fu un segnale per me…» continua Bruno con lo sguardo rivolto verso l’infinito. 
«Quanto teneramente e voluttuosamente ho amato quella donna… L’amore, Sagredo, è la forza più grande della Natura… è Vita, fusione dei corpi degli amanti… 
Avvicinarmi a lei era sentire l’infinita dolcezza di Casa, del vero mondo, la dolce tenerezza che solo una donna intelligente e profonda sa dare e ricevere… Quanta illusione, quanta ignoranza…
L’uomo non è cattivo, Sagredo, è solo infelice… è la sua piccola mente la causa della sua infelicità… Sì, sapevo che erano state prese e anche della loro condanna. La tua è stata solo una triste conferma… 
Quando il mio corpo brucerà, io sarò libero, Sagredo, libero di ricongiungermi a loro, abbracciarle… Non ti crucciare, amico mio… 
Questo era il nostro destino, comune a tutti coloro che cercano la verità, bandita da un mondo che si regge sulla menzogna… 
Verrà un giorno, Sagredo, che l’uomo si risveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo… 
L’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.»
Si volta e guarda il suo allievo quasi raggiante: 
«Lo ha previsto da tempo immemorabile la Vita…»
«Maestro, ma perché questo destino crudele? Chi può aver voluto tutto questo?»
«Io stesso, Sagredo, ben prima di nascere in questa dimensione. La morte ignea del corpo fisico è una purificazione profonda, è il battesimo del fuoco. In tanti abbiamo scelto questa morte, non solo come esempio ad un’umanità ottusa, meschina e crudele, ma anche per adempiere il compito che la Vita ci ha assegnato e che abbiamo accettato di buon grado… per Amore… 
In fondo, anche se in modo inconsapevole, la Chiesa sta compiendo la nostra volontà.»
«Ma allora… il cardinale Bellarmino esegue la nostra volontà?»
«Bellarmino ora esegue la volontà della Chiesa, volta a conservare il potere; esegue però anche la Volontà vera, quella di una morte illustre che lasci traccia nella storia. 
Anche gli uomini di Chiesa sono parte dell’Uno: la mia morte servirà per mostrare il vero potere, quello occulto, che si muove dietro tutte le Chiese e tutti i poteri del mondo. 
In questo mondo illusorio, ove menzogna, bontà ipocrita e paura dominano, una morte illustre è più efficace di un’intera vita. 
Le umane genti la ricordano. L’uomo che infligge morte è colui che più la teme; è un paradosso, ma chi procura la morte, cerca disperatamente di comprenderla, di penetrare la mente di Dio.»
«Bellarmino quindi… anche lui, è alla ricerca di Dio?»
«Certo, anche Bellarmino è un fratello.»
«Maestro, ma perché tutto questo, perché tutta questa sofferenza, queste atrocità, ingiustizie, dolori: fratelli che uccidono loro fratelli! Come può Bellarmino firmare ad animo leggero la sentenza della vostra morte?»
«Non lo ha fatto ad animo leggero, Sagredo. È stata per lui una decisione sofferta e penosa, ma non poteva fare altrimenti; avrebbe dovuto rinunciare all’abito che porta e ai credi che predica. 
Egli non ha coscienza, non sente l’unità dell’infinito universo, non sa che la sua azione di oggi avrà per lui una reazione, in altra sua vita futura; questo vale anche per me e tutti coloro che hanno cercato invano di risvegliare l’umanità dall’inganno. 
La terra è una dura scuola: ogni opera lascia una traccia, perché la giustizia vera esiste, figliuolo, anche se in questo mondo non appare.»«La giustizia vera vuole la vostra morte?» Sagredo è tanto incredulo quanto ammirato della saggezza del suo maestro… 
«La vogliamo noi stessi, Sagredo, non i nostri corpi transeunti, ma i veri Esseri immortali che siamo. 
Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. L’Essere non teme la morte, perché sa bene che non esiste. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell’illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. 
Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco… 
Siamo figli dell’unico vero sole che illumina i mondi. 
Il dolore e la sofferenza non c’erano all’inizio della storia, ai tempi dell’antico Egitto che conservava ancora memoria delle gloriose e immortali origini. 
Un giorno non lontano, una nuova era giungerà finalmente sulla Terra. La morte non esiste. La miseria, il dolore e le sue tante tragedie, sono il frutto della paura e dell’ignoranza di ciò che è la vera realtà.»
«Ma quanto tempo ancora sarà necessario?»
«Il tempo anche dipende da noi, Sagredo. Il tempo è l’intervallo tra il concepimento di un’idea e la sua manifestazione… 
L’umanità ha concepito il germe dell’utopia e la gestazione procede verso il suo compimento inevitabile: il secolo passato è una tappa importante, che precede la nascita. Gli Esseri divini vegliano sulla gestazione della terra e alcuni nascono qui per aiutare gli umani a comprendere che la trasformazione dipende anche dal loro risveglio.»
«Anche voi, maestro, siete sceso qui per questo scopo?»
«Anch’io Sagredo, ma non sono il solo. C’è un folto gruppo di Esseri che sono scesi più volte nel corso della storia e si riconoscono nel grande Ermete, Socrate, Pitagora, Platone, Empedocle… 
In questo secolo, Leonardo, Michelangelo, Shakespeare, Campanella, nomi noti, ma anche gente umile, semplici guaritrici, molte delle quali finite sul rogo…»
Giordano è commosso al ricordo dei tanti che l’hanno preceduto sulla via del patibolo.
Sagredo è profondamente colpito; è divenuto partecipe di una verità finora a lui sconosciuta. Giordano continua: «È il battesimo del fuoco che serve a trasmutare il corpo fisico e a manifestare i veri Esseri. La loro rivelazione ormai è inevitabile. Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di aver vinto.»
Rumori di fondo fanno intendere che la visita deve volgere al termine. Il respiro di Sagredo si fa affannoso…
«Maestro, come posso ritrovarvi?»
«Guarda dentro di te, Sagredo, ascolta la tua voce interiore e ricorda che l’unico vero maestro è l’Essere che sussurra al tuo interno. Ascoltala: è la verità ed è dentro di te. Sei divino, non lo dimenticare mai.»
La porta della cella si apre e compare il guardiano; è il volto di un uomo apparentemente duro, ma che ha anche timore reverenziale di quell’uomo di cui si trova ad essere il carceriere. Non pronuncia alcuna parola ed attende con rispetto che il visitatore si allontani.Giordano e Sagredo si alzano e si salutano, entrambi commossi.«Non ci stiamo separando Sagredo, la separazione non esiste. Siamo tutti Uno, in eterno contatto con l’Anima Unica…»

FONTE


lunedì 23 ottobre 2017

15 consigli per le pulizie di un monaco buddhista

I monaci buddisti considerano molto importanti le pulizie della casa, perché non sono mai fine a se stesse. 

Portandole a termine infatti non solo si avrà una casa pulita e ordinata ma anche lo spirito sarà rinnovato e rigenerato. 



È un'opportunità per meditare in una maniera unica: facendo le pulizie. 

Le finestre pulite, dice Keisuke Matsumoto, favoriscono la giusta visione. Attraverso un vetro pulito possiamo osservare fuori senza percepire alcun filtro tra noi e il mondo esterno. E questo ci avvicina alla verità delle cose e ci aiuta ad accettarle per quello che sono.

I monaci buddhisti sono molto attenti alla pulizia del tempio. Lavano i pavimenti tutti i giorni, tirano a lucido bagni e cucine, curano alla perfezione giardini e terrazze.
Il senso di questo libro però non è di certo spingerci a diventare dei maniaci delle pulizie. Piuttosto è un invito a rinnovare l'atteggiamento con cui affrontiamo il lavoro domestico. Un faticoso dovere ma anche un'occasione per riconnettersi con se stessi e con la natura.

Alla fine della lettura ti viene voglia di alzarti dal divano, prendere straccio e scopa e togliere finalmente le ragnatele dal soffitto e dalla tua anima.

Il libro è illustrato con dei piccoli disegni a tratto davvero graziosi e in stile minimale, in perfetta armonia con il clima di serena accettazione e semplicità che pervade tutte le pagine di questo manuale.

Da questa lettura abbiamo estratto 15 consigli utili per avere cura in modo amorevole di noi stessi e di ciò che ci circonda: dalla casa, agli oggetti, al pianeta intero.


1. Indossa abiti comodi e facili da lavare


Per fare le pulizie i monaci utilizzano un abito da lavoro tradizionale, il samue, si coprono la testa con un asciugamano tradizionale, il tengui, e indossano i loro sandali infradito. Una tuta da ginnastica morbida per me è l'ideale.


2. Scegli strumenti da lavoro semplici e robusti. 


A quanto pare le pulizie nel tempio si fanno alla vecchia maniera, con scopa, paletta, secchio e piumino per la polvere. Nulla ci vieta di avere un paio di elettrodomestici a darci una mano, ma non abbiamo sempre bisogno dell'ultimo ritrovato della tecnologia. Anzi, quanti aggeggi acquistati per pulire finiscono abbandonati nello sgabuzzino? Lo stesso per quanto riguarda i detersivi: non c'è bisogno di stipare l'armadietto con decine di flaconi diversi spesso pieni di sostanze non proprio benefiche per la nostra salute e per l'ambiente. Acqua calda, bicarbonato di sodio e aceto possono fare molto. 


3. Rispetta le cose che ti circondano

In ogni singolo oggetto è contenuto lo sforzo impiegato da chi lo ha costruito nonché tutta la sua anima. Materie prime, tecnologia, lavoro, sudore, invenzioni, storia. Tutto questo è racchiuso anche negli oggetti di uso più comune. Rendersene conto è un esercizio di consapevolezza. Siate grati alle cose che vi sono state utili - dice Matsumoto - e quando non ne avete più bisogno fatele risplendere di nuova luce donandole a chi ne può fare buon uso.


4. Spalanca le finestre e cambia l'aria in tutte le stanze almeno una volta al giorno. 


Siamo troppo abituati a stare sigillati dentro case e uffici climatizzati per mantenere la temperatura ideale. Aprire le finestre e respirare l'aria dell'esterno - anche quando è troppo fredda o troppo calda - ci aiuta a entrare in comunicazione con lo spirito delle stagioni. Quelle stagioni che in città siamo abituati a percepire di meno, eppure ci sono e si portano dietro ogni anno i loro meravigliosi cambiamenti.


5. Fare gioco di squadra


I monaci del tempio sono abituati a distribuirsi i compiti e darsi il cambio in modo che tutti facciano tutto. In questo modo ognuno può agire imparando a dare il giusto valore a quello che gli altri fanno per noi ogni giorno. Non sarebbe male applicare lo stesso principio anche in famiglia.


6. Dedica particolare attenzione al bagno e alla cucina.


Sono luoghi in cui circola l'acqua. L'acqua è il principio della vita: dobbiamo vivere come se fossimo acqua, in maniera limpida e fluida. Dove è presente l'acqua c'è un sentiero da seguire. Anche il mitico Bruce Lee ci esortava a questo principio dicendo: "Sii acqua amico mio!"


7. Occupati del bucato.


A seconda di quello che c'è da fare: lavare, stendere, stirare, piegare e mettere via. Se non lo fai tutti i giorni (o quasi) presto ti ritroverai con troppa roba ammassata e sarà difficile smaltirla. E quando stiri fallo come se stessi eliminando le grinze dal tuo cuore.


8. Fai il cambio di stagione dei vestiti.


A fine stagione, in segno di riconoscimento, gli abiti che ci hanno accompagnato e supportato vanno lavati (o portati in lavanderia) e poi riposti con cura per poterli ritrovare in ordine quando ce ne sarà nuovamente bisogno. Grazie a questa attività possiamo percepire lo scorrere del tempo e il ciclo delle stagioni che si rinnova ogni anno.


9. Maneggia piatti e bicchieri con estrema cura.


Fai attenzione a non farli cadere. I monaci tengono sempre con due mani le loro scodelle. Un gesto funzionale ed elegante allo stesso tempo. Sono i nostri comportamenti a rivelare la capacità di fronteggiare gli eventi; bisogna dare il massimo anche nei piccoli gesti di tutti i giorni.


10. Prima di buttare una cosa vecchia o rotta.


Pensa se non puoi aggiustarla o riutilizzarla. Diamo importanza a ciò che abbiamo piuttosto che inseguire sempre cose nuove. Se siamo capaci di rammendare qualcosa di scucito, saremo anche in grado di ricucire rapporti umani.


11. Quando lavi i pavimenti.

Presta attenzione a ciò che stai facendo e lasciati assorbire dal qui e ora. L'attaccamento al passato e l'inquietudine per il futuro sono pensieri che si addensano nella mente e di conseguenza l'anima finisce con l'allontanarsi dal presente. Per questo i monaci impiegano tanto vigore e attenzione nel pulire i pavimenti, pratica che si concentra sul qui e ora.


12. Non dimenticare di pulire le lampade.

Servirà per accendere la luce della nostra anima!


13. Quando entri in casa togli le scarpe e mettile al loro posto. 

Dimenticarsene, e lasciare le scarpe in giro, è segno che lo spirito si sta allontanando dal qui e ora.


14. Pulisci le zanzariere delle finestre

Pensa alla tua casa come a un organismo che respira. Se l'aria passa dai fori ostruiti di una zanzariera sporca, la tua casa non potrà respirare bene. La respirazione è importante: ci mantiene in vita attraverso un continuo interscambio tra ciò che è esterno al nostro corpo e ciò che è interno.


15. Tieni pulito il vialetto di ingresso alla tua casa (se ce l'hai) o il pianerottolo.  

Questi sono i luoghi in cui ci si saluta quando si esce e quando si entra. Tieni sempre in ordine i pianerottolo, e magari arredalo con una bella pianta. Ti sentirai più in armonia con i tuoi vicini.


L'autore

Keisuke Matsumoto è un giovane bonzo del tempio di Komyoji di Tokyo. È laureato in letteratura, ha una moglie, un figlio, e un blog (in giapponese). In Italia sono stati pubblicati, sempre da Vallardi, altri due suoi libri: Manuale di un monaco buddhista per liberarsi dal rumore del mondo e Manuale di un monaco buddhista per sconfiggere la paura degli altri.




martedì 10 ottobre 2017

Succo di MELOGRANO: il VACCINO dell’AUTUNNO

Il melograno è uno dei doni che questa stagione autunnale ci regala. Produce la melagrana, un frutto di stagione molto apprezzato, soprattutto per le sue proprietà.


I suoi chicchi, infatti, sono uno scrigno di vitamine, minerali e antiossidanti.

Negli ultimi anni, la comunità scientifica si è concentrata sullo scoprire i vari benefici che il consumo dei frutti di melograno può dare al nostro organismo. 

Diversi studi, ad esempio, hanno dimostrato che il consumo regolare di succo di melograno favorisce il sistema cardiocircolatorio, prevenendo lo stress ossidativo delle arterie e il possibile insorgere di aterosclerosi. Non solo: secondo i risultati di alcuni studi condotti in vitro, il succo e l’estratto di questo favoloso alimento potrebbero ritardare la progressione di alcuni tumori, come il cancro alla prostata, al colon e al seno.

Per i ricercatori, i vari benefici del consumo di succo di melograno sarebbero collegati all’alta concentrazione di antiossidanti, utili anche a proteggere la pelle dai raggi UV e dall’invecchiamento.





Il potassio è una delle sostanze benefiche naturali di cui la melagrana è più ricca, circa 250 mg per 100 grammi di frutto, ma anche vitamina C, ferro, magnesio e sodio. In minor quantità sono presenti poi manganese, rame e zinco. Grazie alla presenza di tannino (acido ellagico) il succo del melograno ha anche proprietà astringenti ed è quindi utile in caso di diarrea.

La melagrana, grazie ai suoi preziosi nutrienti, rinforza il sistema immunitario: per questo è consigliabile consumarlo in questo periodo, perché i suoi principi attivi ci preparano ad affrontare i malanni da freddo con un’azione simile a quella di un vaccino.


I chicchi di melograno possono essere gustati così, al naturale, o sotto forma di succo.



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L’utilizzo terapeutico degli estratti di frutta e verdura spiegati dal medico
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Preparare in casa il succo del frutto del melograno è molto semplice: potete ricavarlo utilizzando uno spremiagrumi; ma ancora più semplice, gustoso ed efficace, utile a mantenere intatte le sue sostanze nutritive, è l’utilizzo di un estrattore


come sbucciare velocemente il melograno:


In questo modo, si ottengono chicchi di melograno pronti da spremere per preparare il succo.

Bevetelo appena pronto, in modo da potenziare il vostro sistema immunitario e proteggervi dai malanni dei mesi freddi.





giovedì 5 ottobre 2017

Benvenuti nell’Italia della sorveglianza di massa. (Gentiloni sta per imporre la censura sul web)

Benvenuti nell’Italia della sorveglianza di massa. (Gentiloni sta per imporre la censura sul web )


Dati personali su web e telefono, il governo dà il via alla sorveglianza di massa
Un’amara sorpresa attende gli italiani nei prossimi giorni. Il Senato, infatti, entro questo fine settimana darà il via definitivo a una norma che all’apparenza richiama l’esigenza di rispettare le norme europee. Si tratta delle Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2017Il disegno di legge, che reca come primo firmatario il nome del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, è uno di quegli atti adottati in termini brevissimi, per via scadenze di legge che ne giustificano l’adozione senza un’approfondita discussione parlamentare che ne rallenterebbe l’iter
Per questo motivo, insieme ad atti dello stesso tipo, come il decreto Milleproroghe, e le stesse norme che compongono la legge di Bilancio (quando ad esempio si diffonde la notizia che il governo porrà la fiducia) sono esposti all’inserimento di emendamenti last minute che non sono discussi se non per pochi minuti e che poi vengono approvati anche dall’altra Camera (in questo caso il Senato), senza poter essere modificati.
Dunque, queste norme contengono due disposizioni in grado di cambiare il concetto di sorveglianza di masse per i navigatori italiani
1. La prima norma dispone l’allungamento dei tempi di conservazione dei dati internet e telefonici a sei anni, ed è stata già oggetto di aspre critiche, provenienti anche dallo stesso Garante della privacy italiano, Antonello Soro.
2. La seconda norma assegna all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Agcom, il potere di intervenire in via cautelare, sulle comunicazioni elettroniche dei cittadini italiani, al fine di impedire l’accesso agli stessi cittadini a contenuti presenti sul web.
Le norme non possono essere modificate e passeranno così come sono. La scusa ufficiale è che non si possono procrastinare gli impegni europei, per cui, come ha dovuto constatare amaramente anche il Presidente dell’Autorità garante per la Protezione dei Dati personali, il Parlamento, pur in presenza di norme che contrastano chiaramente con le disposizioni europee che dicono di voler attuare, le fa comunque passare, per evitare di doverle discutere in una ulteriore lettura.





Cosa prevedono le nuove norme, già approvate alla Camera?

E’ semplice.

1. La prima norma prevede che i provider italiani, per ragioni di repressione di attività legate al terrorismo, devono conservare i dati di tutti i cittadini italiani, in attesa che le autorità inquirenti, decidano di chiedere informazioni su quei dati.
In soldoni, gli operatori di internet privati (ovvero chi ci dà accesso ad internet, ci fa telefonare ci consente di chattare) deterranno per sei anni (quindi per sempre, considerando che la norma entrerà in vigore da oggi) i dati di tutti gli italiani, a prescindere dalla effettiva commissione di un reato. Se poi si indaga su un reato, quei dati potranno essere richiesti ai provider. E di che dati stiamo parlando? Di tutto ciò che abbiamo detto o fatto attraverso il telefono, le chat o internet.
Ora, immaginiamo le banche dati che contengono queste informazioni e il rischio che queste banche dati, che a volte vengono conservate da provider con poche disponibilità finanziarie (o all’opposto da grandi realtà con milioni di dati), vengano bucate da un hacker che poi decida di vendere i dati.
Stiamo parlando di circa cinquemila soggetti (gli internet service provider) a volte dotati di mezzi minimi, che avranno in mano tutte le nostre vite digitali, che oggi sono divenute in realtà le vite reali. Qualcuno ad esempio potrebbe voler “bucare” il profilo di un parlamentare, di un giornalista scomodo, di un oppositore politico interno e/o esterno, e sapere a chi ha telefonato e quando e a chi una determinata persona o che siti internet ha visitato. Altro che immunità, questo qualcuno avrà accesso a tutte le conversazioni telematiche, a tutti i siti visitati e così via.
Si dirà: “Ma questo vale solo per il terrorismo“, e qui sta il secondo malinteso. Il provider, infatti, deve comunque raccogliere i dati, senza sapere se e quando queste informazioni verranno richieste, né può sapere quest’ultimo il perché gli vengano richiesti i dati: l’operatore, infatti, se viene raggiunto da una richiesta non la può sindacare, né l’autorità di polizia può comunicare, per non pregiudicare le indagini, a un soggetto privato il motivo della richiesta.

2. La seconda norma è ancora più inquietante. L’ha proposta, e fatta approvare alla Camera come primo firmatario, il deputato del Partito democratico Davide Baruffi con un emendamento “sprint”.
Questa norma si ricollega ad una legge già approvata undici anni fa nel nostro paese relativa ad un decreto legislativo che ha già ampiamente recepito la norma che dice di voler recepire che attribuisce alla Magistratura il compito di intervenire sul web. La proposta di legge sottrae ai giudici (come prevedono la nostra Costituzione e le nostre leggi, prima fra tutte la legge sul diritto d’autore) il compito di intervenire in via cautelare sui contenuti sul web. Come ha detto lo stesso Baruffi, “da oggi con un regolamento dell’Agcom, in Italia si sperimenta la notice and stay down e le piattaforme dovranno rimuovere i contenuti illeciti e impedirne la riproposizione”.
Ora, poiché il web è composto di milioni di informazioni che cambiano in nanosecondi e la maggior parte di questi dati sono all’estero, non c’è modo di conoscere in anticipo la riproposizione dei contenuti che la norma vorrebbe censurare, se non con una tecnica di intercettazione di massa denominata Deep packet inspection. L’unico modo, insomma, di fare ciò che il governo sta per fare approvare, è di ordinare ai provider italiani di “seguire” i cittadini su internet per vedere dove vanno, al fine poi di realizzare questo “impedimento” alla riproposizione, attraverso un meccanismo di analisi e raccolta di tutte le comunicazioni elettroniche dei cittadini che intendano recarsi su siti “dubbi”.
Questo, naturalmente senza alcun controllo preventivo da parte di un magistrato. L’Agcom, infatti, non ha di fatto potere su operatori che non siano in Italia. E’ per questo che, invece, in sede europea si sta discutendo in modo bilanciato di risolvere il problema alla fonte, dove nasce l’informazione, e non agendo sui cittadini presenti sul territorio nazionale.
La cosa, ancorché contraria alle norme europee già approvate, ha fatto gridare allo scandalo le associazioni italiane di diritti civiliquelle internazionali, le associazioni di consumatori più sensibili e gli stessi operatori del web.
Riavvolgiamo dunque il nastro: grazie al Parlamento, i dati dei cittadini saranno raccolti in banche dati custodite dai provider per un tempo pressoché illimitato. L’autorità amministrativa ovvero l’Agcom avrà il potere di ordinare ai provider di “seguire “ i cittadini italiani senza l’ordine di un magistrato.
Benvenuti nell’Italia della sorveglianza di massa.

Fulvio Sarzana
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it
LInk: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/04/dati-personali-su-web-e-telefono-il-governo-da-il-via-alla-sorveglianza-di-massa/3892666/amp/





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