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mercoledì 28 novembre 2018

SOLITUDINE: 8 SEGNI che ti faranno COMPRENDERE la sua IMPORTANZA

La solitudine è spesso associata a qualcosa di negativo. Solitamente si pensa che vivere la solitudine voglia dire provare sentimenti depressivi oppure essere soli senza avere alcuna compagnia e sostegno. 




Ma c’è una sostanziale differenza tra l’essere soli e vivere la solitudine. Quello che in realtà dovremmo chiederci è: “Mi piace stare da solo o lo temo?”

Ci sono persone che amano uscire e socializzare, ma allo stesso tempo, esse, sono a loro agio stando sedute da sole in una stanza. La specie umana ha bisogno di interazione sociale per sopravvivere; questo è il motivo per cui il concetto negativo della solitudine esiste. Tuttavia, c’è un grande vantaggio nel trascorrere del tempo da soli.


Ecco 8 segni che ti faranno comprendere che non sei mai solo, anche quando credi di esserlo

1. Non hai paura del tuo vero sé

Proprio come passare il tempo con una persona ti permette di conoscerla più nel profondo, stare da solo con te stesso ti permette di fare lo stesso con te. Non avere timore di trovarti faccia a faccia con la persona che sei e sentiti tranquillo sul fatto che conoscerai sempre meglio il tuo vero sé.

2. Ami te stesso

Quello che pensi e cosa fai nel tempo che trascorri da solo, riflette te stesso. Stare da soli dà un senso di indipendenza dagli altri. Questo ci mostra che non abbiamo bisogno di niente e di nessuno al di fuori di noi stessi per farci sentire amati. In ultima analisi, si impara che è fondamentale che si crei un rapporto d’amore con se stessi.


3. Realizzi delle importanti lezioni di vita

Ci sono molti alti e bassi nella vita. In alcuni di questi cerchiamo il sostegno delle persone che ci sono vicine, in altri ci troviamo ad essere soli. Sono questi i momenti di isolamento che ci mostrano veramente noi stessi. In altre parole, il tempo che passi da solo ti ‘prepara’ per i momenti importanti della tua vita.


4. Coltivi le tue reali passioni

Molte persone sentono il bisogno di colmare le lacune con gli altri. L’interazione sociale è un bene per l’anima, ma sarebbe molto meglio utilizzare il tempo per fare qualcosa che ami. Avere un po’ di tempo per te stesso, ti permetterà di vivere le tue passioni, come ad esempio leggere, guardare un film che ami, o stare in mezzo alla natura. Quando siamo soli, siamo completamente dedicati a noi stessi; la nostra energia e attenzione non è dedicata a nessun altro. Questo ci permette di immergerci completamente in quello che stiamo facendo.


5. Tu sei un avventuriero coraggioso

Ci sono molte persone che non prenderebbero nemmeno per un attimo in considerazione il fatto di fare delle cose da soli, come ad esempio mangiare in un ristorante, viaggiare, o fare una gita di un giorno da qualche parte. Basarsi solo sull’affidamento di altre persone limita le possibilità di provare cose nuove, che sia un concerto di musica, oppure andare al cinema da soli per vedere un film che nessun altro desidera vedere.

Non dovresti avere alcun problema a fare le cose che ami, senza la presenza di altre persone. La tua compagnia dovrebbe darti un senso di fiducia. Questo in realtà dovrebbe entusiasmarti, perché da solo puoi fare quello che vuoi, quando vuoi ed avere la consapevolezza che non perderai mai le esperienze che ti rendono felice.

 6. Dai più valore alla tua libertà e indipendenza

La libertà è una cosa meravigliosa. Essere in grado di fare ciò che si vuole senza l’approvazione o la dipendenza di qualcun altro, ci porta un profondo senso di gioia e apprezzamento. Comprendiamo di avere lo spazio per muoverci liberamente e per permetterci di stare in piedi da soli senza fare affidamento sugli altri.


7. Forte desiderio di auto-miglioramento

Questo è il risultato di passare del tempo con te stesso e scoprire chi sei (nel bene e nel male). Sei più disposto a cercare modi per migliorare te stesso e avrai maggiori probabilità di identificare quello che temi: le tue ansie, le emozioni, le prospettive e gli aspetti che dovrebbero essere affrontati e migliorati nella tua vita.
Passare costantemente del tempo in compagnia di altre persone, non ti aiuta ad identificare eventuali aree di te stesso che potresti migliorare, mentre il tempo che hai speso solo crea uno spazio per andare avanti e migliorare sempre di più se stessi.


8. Non menti a te stesso

Tutti questi punti si uniscono per creare una mentalità dove impari ad essere realistico circa la complessità delle relazioni. Riesci a vedere i tuoi rapporti con gli altri in modo realistico e maturo senza mentire a te stesso.

 Conoscere i benefici di trascorrere del tempo da soli ci aiuta nella nostra vita e nel nostro percorso di crescita.




 

mercoledì 21 novembre 2018

10 BUONI MOTIVI per regalare un CUCCIOLO ad un BAMBINO

I benefici della pet therapy sono conosciuti e dimostrati. I bambini traggono grandi benefici dal contatto con gli animali e anche gli animali sono a loro agio con i bambini. L’uno sente la purezza dell’altro e questo li mette in contatto diretto.



Bambini e animali, matrimonio perfetto


Parliamo di cuccioli! Cuccioli soffici di pelo o cuccioli d’uomo, ma sempre cuccioli sono. E si sa che i cuccioli, fra loro, si intendono a meraviglia.

Se ci pensiamo e osserviamo la realtà attorno a noi, sono davvero pochi i bambini che non desiderano entrare in contatto con un animale. Pensiamo agli animali domestici che sicuramente risultano più avvicinabili rispetto a un cavallo o a un elefante.

I bambini, anche piccoli, quando entrano in contatto con un cucciolo peloso, si incuriosiscono, iniziano a sorridere e vogliono a tutti i costi farlo loro, toccarlo, stringerlo. Spesso chi ha la peggio tra i due è il cucciolo di animale!

Sono affini, hanno l’energia istintiva e pulita che solo i cuccioli, senza strutture mentali, possono avere e quindi si intendono, senza aver bisogno di parlare o confrontarsi. Non hanno bisogno di una lingua comune: loro si guardano, si toccano, si sorridono e si coccolano, ognuno a suo modo.

E diventano amici subito. Non ci sono diversità, non c’è nessuno che vuole primeggiare, non c’è sfida ma solo collaborazione, amore, condivisione e voglia di stare insieme.

Perché noi adulti dimentichiamo queste innate capacità? Eppure basta osservarli per capire come ritrovarle.


I 10 buoni motivi per regalare un cucciolo ad un bambino


Ne esistono infiniti di buoni motivi per regalare un dolce animale al proprio figlio ma ecco i più importanti:


  • Stimola la capacità di apprendere attraverso tutti i sensi
  • Educa il bambino al dare e ricevere amore
  • Insegna al bambino a prendersi cura di qualcuno che non sia lui stesso
  • Dona sicurezza e protezione
  • Lo sprona ad essere istintivo
  • Aiuta a superare paure e blocchi
  • Stimola la capacità di comprendere l’altro senza bisogno di parlare
  • Mostra al bambino il rispetto degli spazi e dei tempi
  • E' un ottimo compagno di giochi selvaggi e sinceri
  • Lo farà sentire amato e capirà che ogni essere della natura merita rispetto e cura
Il rapporto che si crea tra un animale e un bambino è qualcosa di molto profondo che la mente di un adulto spesso non comprende. Fra loro nasce l’intesa che può fiorire solo tra chi si intende a perfezione e non ha bisogno di spiegare nulla.

Si crea un legame viscerale, sia che si tratti di un cane, di un gatto o di un altro animale. Ognuno mostra l’amore a modo suo e tutti sanno insegnare, con il loro istinto, cos’è il vero amore.


E se fosse troppo piccolo per un cucciolo?


Non esiste un’età in cui un bambino sia troppo piccolo per entrare in contatto con un animale domestico. L’animale si affezionerà in un batter d’occhio al piccolo di casa e sarà colui che andrà a cercare di più.

Quando il bambino diventa autosufficiente e può iniziare a prendersi cura di se stesso, allora è il momento giusto per far sì che possa prendersi cura anche di un altro esserino soffice peloso.





FONTE




Pet Therapy Relazionale Integrata
La cura che passa dal cervello animale
€ 20






lunedì 19 novembre 2018

IL GIARDINO ZEN - una fusione tra giardinaggio, religione e filosofia

I giardini Zen, fortemente legati alla cultura e filosofia Zen Giapponese, sono "oasi" che uniscono l'arte del giardinaggio con la meditazione ed il ritrovamento della pace interiore. 






Karesansui e le sue origini


Il nome giapponese con il quale sono indicati i giardini Zen è Karesansui, che significa “giardini di pietra”.

Le origini sono antichissime, risalgo ai tempi dello Shintoismo Giapponese, nonostante abbiano risentito dell’influenza della filosofia Cinese del Buddhismo e dell’Induismo, importati nel 552 d.C. Le tecniche ed i materiali vennero poi perfezionati nel corso del tempo, man mano che i monaci buddisti li utilizzavano all’interno dei monasteri come supporto alla meditazione ed alla preghiera.

Sotto l’aspetto religioso, il giardino giapponese è naturocentrico (a differenza di quello occidentale definito antropocentrico), asimmetrico e apparentemente casuale; esprime l’armonia dell’uomo con la natura.

Si ritiene che il giardino Zen sia originario dell’Isola di Honshu (isola centrale del Giappone), non a caso ricca di paesaggi naturali bucolici come cascate, laghi, ruscelli, spiagge pietrose, cime vulcaniche e numerose specie di piante e fiori.

Giardini Zen e leggende


Secondo un’antica leggenda Shintoista Cinese, esistevano cinque isole montuose, collocate sul dorso di un’enorme tartaruga marina, abitate da otto Immortali, ognuno dei quali volò dalla propria casa sul dorso di una gru. Nella cultura giapponese, le cinque isole sono unite in una sola e perfetta isola montuosa, dal nome Monte Horai (Horai – Zen). Spesso, le pietre all’interno dei giardini Zen assumono la forma di tartarughe ed aironi, legate all’antica leggenda.

Questo tipo di giardino mette da parte ogni tentativo di decorazione, per favorire invece la meditazione ed il senso di pace di chi se ne prende cura; infatti, il giardino ha da sempre avuto un ruolo fondamentale nel percorso e nello sviluppo della civiltà, esprimendo la relazione esistente tra un popolo ed il suo ambiente naturale.


Un giardino simbolico


Ogni elemento esprime un concetto. I soggetti, protagonisti e sempre presenti, sono la sabbia (di granito bianco, per dare luce alle zone vicine), intesa come rappresentazione dell’acqua, rastrellata in modo ondulato, secondo precisi disegni che ne simulano il movimento; e le rocce, come simbolo di montagne ed isole che si innalzano dall’oceano, il tutto in un’ottica estremamente minimale tipica del Buddismo Zen. Secondo la tradizione, le isole (pietre) sono un elemento fondamentale all’interno di un giardino Zen (chiamato anche giardino isola): sono simbolo di salute e longevità, sinonimo di solidità, consistenza e stabilità, all’interno di un ambiente in continuo mutamento come l’acqua.

Ogni pietra deve avere la sua precisa posizione, forma e colore, deve essere levigata ma allo stesso tempo mostrare i segni che il tempo ed i fenomeni naturali hanno lasciato su di essa. Tali rocce devono sempre essere presenti in numero dispari, mai pari, e soprattutto mai quattro, in quanto, secondo gli ideogrammi giapponesi, la simbologia di questo numero è molto simile a quella della morte.

È uno spazio che aiuta la riflessione, la pace interiore e la serenità d’animo. Nelle forme più “pure” di giardino Zen, non vengono inseriti altri vegetali oltre al muschio, questo perché deve rappresentare la semplicità, valore base della religione Buddista.


Diversi giardini Zen


Con il passare del tempo i giardini Zen composti soltanto da pietre e ghiaia lasciarono il posto anche ad altri tipi di specie vegetali e ornamentali, come piante, bonsai ed acqua, fino a quel momento rappresentata solo dalla sabbia o ghiaia rastrellata in modo ondulatorio. In alcuni casi, soprattutto in quelli più moderni, vengono inseriti anche ponticelli, lanterne e sentieri di Tobi (pietre di camminamento o Tobi-ishi).

In seguito alla su evoluzione, oggi possiamo distinguere 4 tipi di giardini Zen:

1. Giardino di Shinden-Zukuri: stile sviluppatosi intorno al X secolo, caratterizzato da isolotti e ponticelli dove i nobili potevano organizzare banchetti e riti.

2. Giardino di Jodo: nacque lo scopo religioso di riprodurre il paradiso Buddista;

3. Karesansui: è il paesaggio Zen di cui abbiamo parlato fino ad ora. E’ l’ideale di montagne ed acqua, creato utilizzando materiali come pietre e sabbia (da qui il nome “paesaggio secco”), usato dai monaci Zen per la preghiera e la riflessione;

4. Giardino del Tè o Giardino Roji: creato nel XV secolo dai maestri del Tè come omaggio all’estetica. Concepito come luogo rilassante, dove si attraversava un tortuoso viottolo in pietra, immerso nella natura, che portava verso una sala dove si teneva la famosa e sacra Cerimonia del Tè (Cha No Yu). Sono chiamati anche “giardini della quarta parete”, perchè la stanza del tè è composta da tre pareti, più una quarta, formata da una veranda che si affaccia sul giardino (in questo caso simbolo della fine di un percorso).

Le dimensioni del giardino Zen sono contenute, ed è preferibile circoscriverlo all’interno di una recinzione. I punti di osservazione sono ben studiati, in modo da evocare sensazioni di calma e pace, e l’accesso al giardino deve avvenire soltanto per l’atto di rastrellamento della sabbia. Si tratta di vere e proprie opere d’arte da osservare, che rispecchiano pienamente i principi della filosofia Zen Buddista. Il rastrello è un elemento fondamentale, in quanto deve creare armoniosi percorsi e linee ondulatorie dell’acqua, tracciati senza mai fermare il rastrello stesso.


Giardini Zen in miniatura- i Bonseki


È molto difficile realizzare un giardino Zen in paesi occidentali, soprattutto per le diverse conformazioni degli spazi architettonici e ambientali. Per chi vuole però avvicinarsi a questo tipo di meditazione esistono dei piccoli giardini Zen in miniatura chiamati Bonseki, realizzati in vassoi laccati (solitamente di colore nero o marrone scuro), su cui vengono posate sabbia bianca, pietre e rocce, proprio come avviene in un “vero” giardino Zen. Sono spesso utilizzati come elemento d’arredo. Prendersi cura di questi mini-giardini è molto semplice in quanto si tratta di “giardini secchi”; solitamente si usano piccoli oggetti come ramoscelli, piume e rastrelli per creare le righe ed il movimento ondulatorio sulla sabbia. Ne esistono di varie forme e dimensioni, rettangolari, ovali, circolari o con forme più complesse; i più piccoli misurano solitamente trenta centimetri fino ad arrivare a quelli più grandi di 200x150 centimetri.





Applicare la filosofia Zen


Il giardino Zen: un’opera, un’arte in continuo cambiamento, un’oasi di pace che si può creare quasi ovunque, per fuggire alla vita frenetica delle città, per ritagliarsi un po’ di tempo per meditare e rilassarsi. È uno stile di vita e, così come il susseguirsi delle stagioni, anche il giardino Zen ha bisogno di cambiamento e segue i movimenti della natura e del tempo. Per questo ha bisogno di essere curato e rinnovato continuamente.

Per potersi approcciare alla realizzazione di un giardino Zen è necessario entrare in un’ottica minimalista ed essenziale, con pochi elementi collocati in modo ordinato e preciso. Per beneficiare dei privilegi che può offrire a chi se ne prende cura, si deve abbracciare e condividere i principi della filosofia Zen, in cui i tre pilastri sono: pensare, riflettere, meditare. È un metodo di spirito, di coscienza e mente. Coloro che praticano questa corrente di pensiero, dopo la meditazione, per creare armonia tra mente e corpo, sono soliti recitare i “Sutra” (dal sanscrito “filo”, “cucire”), un insieme di insegnamenti sequenziali espressi in modo sintetico, alcuni dei quali discendono dai maestri Zen, altri dalle parole del Buddha. Spesso, i Sutra vengono recitati insieme agli altri meditanti, per entrare a far parte di un tutt’uno con l’ambiente e le persone che li circondano. Prendersi cura di un giardino Zen, o tenere un Bonsaki sulla scrivania, può aiutare a trovare un’idea, un’ispirazione, la vena creativa che non si pensava di avere, o semplicemente a tornare in armonia con l’ambiante e con se stessi.





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