I giardini Zen, fortemente legati alla cultura e filosofia Zen Giapponese, sono "oasi" che uniscono l'arte del giardinaggio con la meditazione ed il ritrovamento della pace interiore.
Karesansui e le sue origini
Il nome giapponese con il quale sono indicati i giardini Zen è Karesansui, che significa “giardini di pietra”.
Le origini sono antichissime, risalgo ai tempi dello Shintoismo Giapponese, nonostante abbiano risentito dell’influenza della filosofia Cinese del Buddhismo e dell’Induismo, importati nel 552 d.C. Le tecniche ed i materiali vennero poi perfezionati nel corso del tempo, man mano che i monaci buddisti li utilizzavano all’interno dei monasteri come supporto alla meditazione ed alla preghiera.
Sotto l’aspetto religioso, il giardino giapponese è naturocentrico (a differenza di quello occidentale definito antropocentrico), asimmetrico e apparentemente casuale; esprime l’armonia dell’uomo con la natura.
Si ritiene che il giardino Zen sia originario dell’Isola di Honshu (isola centrale del Giappone), non a caso ricca di paesaggi naturali bucolici come cascate, laghi, ruscelli, spiagge pietrose, cime vulcaniche e numerose specie di piante e fiori.
Giardini Zen e leggende
Secondo un’antica leggenda Shintoista Cinese, esistevano cinque isole montuose, collocate sul dorso di un’enorme tartaruga marina, abitate da otto Immortali, ognuno dei quali volò dalla propria casa sul dorso di una gru. Nella cultura giapponese, le cinque isole sono unite in una sola e perfetta isola montuosa, dal nome Monte Horai (Horai – Zen). Spesso, le pietre all’interno dei giardini Zen assumono la forma di tartarughe ed aironi, legate all’antica leggenda.
Questo tipo di giardino mette da parte ogni tentativo di decorazione, per favorire invece la meditazione ed il senso di pace di chi se ne prende cura; infatti, il giardino ha da sempre avuto un ruolo fondamentale nel percorso e nello sviluppo della civiltà, esprimendo la relazione esistente tra un popolo ed il suo ambiente naturale.
Un giardino simbolico
Ogni elemento esprime un concetto. I soggetti, protagonisti e sempre presenti, sono la sabbia (di granito bianco, per dare luce alle zone vicine), intesa come rappresentazione dell’acqua, rastrellata in modo ondulato, secondo precisi disegni che ne simulano il movimento; e le rocce, come simbolo di montagne ed isole che si innalzano dall’oceano, il tutto in un’ottica estremamente minimale tipica del Buddismo Zen. Secondo la tradizione, le isole (pietre) sono un elemento fondamentale all’interno di un giardino Zen (chiamato anche giardino isola): sono simbolo di salute e longevità, sinonimo di solidità, consistenza e stabilità, all’interno di un ambiente in continuo mutamento come l’acqua.
Ogni pietra deve avere la sua precisa posizione, forma e colore, deve essere levigata ma allo stesso tempo mostrare i segni che il tempo ed i fenomeni naturali hanno lasciato su di essa. Tali rocce devono sempre essere presenti in numero dispari, mai pari, e soprattutto mai quattro, in quanto, secondo gli ideogrammi giapponesi, la simbologia di questo numero è molto simile a quella della morte.
È uno spazio che aiuta la riflessione, la pace interiore e la serenità d’animo. Nelle forme più “pure” di giardino Zen, non vengono inseriti altri vegetali oltre al muschio, questo perché deve rappresentare la semplicità, valore base della religione Buddista.
Diversi giardini Zen
Con il passare del tempo i giardini Zen composti soltanto da pietre e ghiaia lasciarono il posto anche ad altri tipi di specie vegetali e ornamentali, come piante, bonsai ed acqua, fino a quel momento rappresentata solo dalla sabbia o ghiaia rastrellata in modo ondulatorio. In alcuni casi, soprattutto in quelli più moderni, vengono inseriti anche ponticelli, lanterne e sentieri di Tobi (pietre di camminamento o Tobi-ishi).
In seguito alla su evoluzione, oggi possiamo distinguere 4 tipi di giardini Zen:
1. Giardino di Shinden-Zukuri: stile sviluppatosi intorno al X secolo, caratterizzato da isolotti e ponticelli dove i nobili potevano organizzare banchetti e riti.
2. Giardino di Jodo: nacque lo scopo religioso di riprodurre il paradiso Buddista;
3. Karesansui: è il paesaggio Zen di cui abbiamo parlato fino ad ora. E’ l’ideale di montagne ed acqua, creato utilizzando materiali come pietre e sabbia (da qui il nome “paesaggio secco”), usato dai monaci Zen per la preghiera e la riflessione;
4. Giardino del Tè o Giardino Roji: creato nel XV secolo dai maestri del Tè come omaggio all’estetica. Concepito come luogo rilassante, dove si attraversava un tortuoso viottolo in pietra, immerso nella natura, che portava verso una sala dove si teneva la famosa e sacra Cerimonia del Tè (Cha No Yu). Sono chiamati anche “giardini della quarta parete”, perchè la stanza del tè è composta da tre pareti, più una quarta, formata da una veranda che si affaccia sul giardino (in questo caso simbolo della fine di un percorso).
Le dimensioni del giardino Zen sono contenute, ed è preferibile circoscriverlo all’interno di una recinzione. I punti di osservazione sono ben studiati, in modo da evocare sensazioni di calma e pace, e l’accesso al giardino deve avvenire soltanto per l’atto di rastrellamento della sabbia. Si tratta di vere e proprie opere d’arte da osservare, che rispecchiano pienamente i principi della filosofia Zen Buddista. Il rastrello è un elemento fondamentale, in quanto deve creare armoniosi percorsi e linee ondulatorie dell’acqua, tracciati senza mai fermare il rastrello stesso.
Giardini Zen in miniatura- i Bonseki
È molto difficile realizzare un giardino Zen in paesi occidentali, soprattutto per le diverse conformazioni degli spazi architettonici e ambientali. Per chi vuole però avvicinarsi a questo tipo di meditazione esistono dei piccoli giardini Zen in miniatura chiamati Bonseki, realizzati in vassoi laccati (solitamente di colore nero o marrone scuro), su cui vengono posate sabbia bianca, pietre e rocce, proprio come avviene in un “vero” giardino Zen. Sono spesso utilizzati come elemento d’arredo. Prendersi cura di questi mini-giardini è molto semplice in quanto si tratta di “giardini secchi”; solitamente si usano piccoli oggetti come ramoscelli, piume e rastrelli per creare le righe ed il movimento ondulatorio sulla sabbia. Ne esistono di varie forme e dimensioni, rettangolari, ovali, circolari o con forme più complesse; i più piccoli misurano solitamente trenta centimetri fino ad arrivare a quelli più grandi di 200x150 centimetri.
Applicare la filosofia Zen
Il giardino Zen: un’opera, un’arte in continuo cambiamento, un’oasi di pace che si può creare quasi ovunque, per fuggire alla vita frenetica delle città, per ritagliarsi un po’ di tempo per meditare e rilassarsi. È uno stile di vita e, così come il susseguirsi delle stagioni, anche il giardino Zen ha bisogno di cambiamento e segue i movimenti della natura e del tempo. Per questo ha bisogno di essere curato e rinnovato continuamente.
Per potersi approcciare alla realizzazione di un giardino Zen è necessario entrare in un’ottica minimalista ed essenziale, con pochi elementi collocati in modo ordinato e preciso. Per beneficiare dei privilegi che può offrire a chi se ne prende cura, si deve abbracciare e condividere i principi della filosofia Zen, in cui i tre pilastri sono: pensare, riflettere, meditare. È un metodo di spirito, di coscienza e mente. Coloro che praticano questa corrente di pensiero, dopo la meditazione, per creare armonia tra mente e corpo, sono soliti recitare i “Sutra” (dal sanscrito “filo”, “cucire”), un insieme di insegnamenti sequenziali espressi in modo sintetico, alcuni dei quali discendono dai maestri Zen, altri dalle parole del Buddha. Spesso, i Sutra vengono recitati insieme agli altri meditanti, per entrare a far parte di un tutt’uno con l’ambiente e le persone che li circondano. Prendersi cura di un giardino Zen, o tenere un Bonsaki sulla scrivania, può aiutare a trovare un’idea, un’ispirazione, la vena creativa che non si pensava di avere, o semplicemente a tornare in armonia con l’ambiante e con se stessi.
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