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lunedì 10 dicembre 2018

STORIA tratta da un Testo Sacro che ILLUMINA la COSCIENZA e RISVEGLIA

SRI TRIPURA RAHASYA è una Sacra Scrittura dell'India, ed è un opera fondamentale, una delle poche di cui si possa affermare che è sufficiente leggerla per contemplarne gli insegnamenti e realizzare la Realtà Ultima. 




Per un vero cercatore, questa fondamentale e preziosa scrittura è un raro gioiello che porta con sé il dono della rivelazione secondo la quale è possibile svegliarsi dall'incubo della sofferenza, del conflitto e della disperazione, per scoprire la propria vera natura, che è Libertà, Pace e Beatitudine.

Ora preparatevi alla lettura di una parte di questo Sacro Testo il quale se contemplato, riletto ripetutamente può portarvi a sperimentare l'immensa Verità che vi è qui descritta in maniera chiara. Facendo anche capire quanto è importante la presenza di una persona Sveglia vicino a noi, proprio come vedrete alla fine di questo testo. Ricercare la compagnia dei Saggi, di un Maestro o di un Essere Liberato è quello che conduce noi stessi a divenire come Loro. Questo libro non è solo una conoscenza Orientale ma si può trovare anche negli insegnamenti Occidentali, perché la Verità è sempre stata UNA e la chiave per raggiungerla è sempre il silenzio che ci conduce oltre la mente e le illusioni. Buona lettura.

La realizzazione del Nirvikalpa Samadhi



Principe realizza con mente silente la tua vera natura, che è l'Unica, Pura, Indivisa Coscienza, che soggiace alla mente irrequieta, che è composta dall'intero universo in tutta la sua diversità. Se si è stabili in quella fondamentale base dell'universo, il Sé, si diventa il Sé.

Ti esporrò il modo per conseguirlo. Ti assicuro, tu in questo modo realizzerai Quello. Analizza con una mente silente e immobile lo stato tra il sonno e la veglia, l'intervallo tra il riconoscimento di un oggetto ed un altro o l'intervallo tra due pensieri. 

Questo è il tuo vero Sé, dimorando nel quale non si è più illusi. Inconsapevoli di questa verità, le persone sono diventate eredi del dolore. In quella Trascendenza, che è il sostegno di tutto, non c'è forma, non c'è gusto, non c'è odorato, non c'è tatto, non c'è suono, non c'è dolore, non c'è piacere e non c'è l'atto di guadagnare, né l'oggetto guadagnato. Pur essendo la sorgente di tutto, è al di là di tutto: è il Supremo Signore, il Creatore, il Sostenitore, il Distruttore dell'universo, l'Essere Eterno.

Che un cercatore non lasci che la mente si diriga all'esterno, la rivolga all'interno, la controlli appena un pò e rimanga consapevole del Sé, ricordando sempre che colui che cerca è il cercato, il Sé. 

Libero anche dal pensiero "io percepisco" rimani IMMOBILE. Ciò che trascende il visto e il non-visto: Quello tu sei. Il tempo è breve, affrettati.

Il principe Hemachuda seguì le istruzioni di sua moglie e rimase a lungo pacifico, inconsapevole di qualunque altra cosa al di fuori di Sé. 


LA SUPREMA REALIZZAZIONE


La principessa Hamaleka notò che suo marito si era stabilito nella suprema pace e non lo disturbò. Dopo un'ora e mezza egli aprì gli occhi e vide sua moglie accanto a sé. Bramoso di ritornare ancora una volta in quello stato, richiuse gli occhi, ma immediatamente Hemaleka lo prese per mano e gli chiese dolcemente: 
"Mio Signore, dimmi, cosa intendi fare? Che cos'hai ottenuto dopo avere chiuso gli occhi o che cosa hai perduto nell'aprirli? Mi piacerebbe ascoltare da te la tua esperienza. Dimmi che cosa accade con gli occhi chiusi o con gli occhi aperti"

Sotto la pressione di questa richiesta, egli sembrava ubriaco e rispose con languida riluttanza: 
"Mia cara, per la prima volta in vita mia ho trovato una pura immacolata felicità. Non riesco a trovare la minima soddisfazione nelle attività del mondo, poiché il dolore aumenta quando esse terminano. Ne ho abbastanza! Sono prive di gusto. E' un peccato che le persone non siano consapevoli della beatitudine del loro Sé! Proprio come un uomo che va a mendicare, ignorando il tesoro che ha sotto il suo pavimento, così io ho rincorso i piaceri sensoriali, inconsapevole dell'illimitato oceano della beatitudine che era all'interno di me. I perseguimenti mondani sono carichi di miseria, i piaceri sono transitori. Ero così infatuato che li ho scambiati per piaceri duraturi e, pur essendo spesso pieno d'angoscia, non cessavo di inseguirli ripetutamente. Gli uomini sono sciocchi, incapaci di discriminare tra il piacere e il dolore: cercano i piaceri, ma trovano la sofferenza. Basta con queste attività che aumentano solo il desiderio di raggiungimenti illusori! Mia cara, ti prego con le mani giunte: lasciami ritornare nella pace del mio beatifico Sé. Ho pietà di te, che pur conoscendo questo stato non rimani in esso e sei sempre impegnata nelle vane attività del mondo".
A queste parole, la saggia ragazza sorrise gentilmente e gli disse: 

"O signore, non sembri conoscere il più alto stato, avendo raggiunto il quale il saggio ha trasceso la dualità e non è mai confuso. Quello stato è lontano da te come il cielo lo è dalla Terra. La tua limitata saggezza è come se non fosse tale, poiché non è stabile, ma rimane condizionata dall'aprire e dal chiudere gli occhi. La perfezione non può dipendere dall'attività o dalla inattività, dalla rinuncia o dal vivere nel mondo.Come può essere perfetto quello stato se una attività mentale o fisica lo può influenzare, o se scompare aprendo gli occhi?Inoltre, come può essere perfetto se è localizzato solo all'interno? Com'è ridicolo pensare che le tue palpebre, lunghe due centimetri, possano rinchiudere quell'espansione in cui milioni di mondi ruotano in un Suo piccolo angolo! Ascolta, principe: finché i nodi dell'ignoranza non sono completamente tagliati, la Conoscenza non può essere realizzata. Questi nodi sono milioni, sono creati dai vincoli dell'illusione e non sono altro che l'ignoranza del Sé. Questi nodi danno origine a idee erronee, la principale della quali è l'identificazione del corpo con il Sé, che a sua volta dà origine al perenne flusso di gioia e miseria nella forma del ciclo di nascite e morti.Il secondo nodo è la differenziazione del mondo dal Sé che, essendo Coscienza, è lo specchio sul quale i fenomeni sono semplicemente riflessi. Lo stesso avviene con gli altri nodi, che includono la differenziazione degli esseri tra loro e dal Sé universale. Hanno avuto origine in tempi immemorabili e ricorrono con l'ininterrotta ignoranza. L'uomo non è definitivamente riscattato fino a quando non si è liberato da questi innumerevoli nodi dell'ignoranza. Lo stato di perfezione che è raggiunto dopo aver chiuso gli occhi non può essere la totale Verità, poiché il Sé che hai sperimentato come trascendente ogni altra cosa, quella Pura Coscienza, è anche il magnifico specchio in cui si riflettono i mondi che sorgono in Esso. Ogni cosa vi è contenuta: un riflesso non può esistere senza lo specchio. Qualunque cosa ti sia nota, è conosciuta attraverso quella Coscienza. Anche se può essere considerata in un altro luogo e in un tempo diverso, è comunque ancora all'interno della tua coscienza. Persino ciò che è considerato sconosciuto a quella Intelligenza, è tale in virtù di Essa. Non può esistere nulla che non sia in quella Coscienza, proprio come non può esservi riflesso senza una superficie che riflette. Perciò, la tua convinzione: "Lo perderò aprendo gli occhi" è in se stessa un nodo di ignoranza che attende di essere tagliato. Lo stato felice raggiunto dai movimenti delle tue palpebre non può in effetti essere perfetto, perché è certamente intermittente e non stabile. C'è qualche luogo, mio signore, dove non si manifesterà lo splendore originato dal fuoco che infuria alla dissoluzione dell'universo? Tutto si risolverà in quel fuoco e non rimarrà nessun residuo. Similmente, anche il fuoco della realizzazione brucerà ogni senso di dovere, finché per te non resterà più nulla da fare né da raggiungere.Sii forte, sradica i tuoi pensieri e taglia i nodi profondamente radicati nel tuo cuore e cioè raggiungerò, non sono questo, questo è il non Sé e altre simili idee. Scopri ovunque l'Unico, Indiviso, Eterno e Beatifico Sé e osserva anche l'intero universo riflesso mentre sorge e decade nel Sé. Vedi il Sé sia all'interno e tuttavia non considerate il sé all'interno come il veggente del Sé universale esterno, poiché sono entrambi la stessa cosa. Dimora nella pace del tuo vero Sé, privo di ogni fenomeno."


Alla fine del discorso di Hemaleka, la confusione di Hemachuda fu dispersa, cosicché egli divenne gradualmente ben stabilito nel perfetto Sé, privo di ogni distinzione interna ed esterna. Passo dopo passo, la sua realizzazione si stabilì perfettamente, dopo di che, sempre equanime, condusse una vita felice con Hemaleka e con gli altri. Governò sul suo regno e lo rese prospero, conquistò i suoi nemici in guerra, gioì dei vari piaceri, studiò le scritture e le insegnò agli altri, riempì la sua tesoreria, eseguì sacrifici pertinenti alla regalità e visse ancora a lungo come un jivanmukta.

Il re Muktachuda, avendo udito che suo figlio Hemachuda era divenuto un jivanmukta, consultò il suo secondo figlio, Manichuda. Entrambi furono d'accordo sul fatto che Hemachuda non era più come prima: era cambiato, non era toccato dai più grandi piaceri o dai peggiori dolori, trattava gli amici e i nemici allo stesso modo, era indifferente alla perdita e al guadagno, si impegnava come un uomo sempre ubriaco che portava avanti adeguatamente i suoi doveri, indipendentemente dal fatto di essere distaccato da essi.

Ponderarono la questione e si chiesero come fosse potuto accadere.
Quindi, un giorno, avvicinarono Hemachuda in privato e gli chiesero la ragione del suo cambiamento. Quando lo udirono parlare del suo stato, anch'essi desiderarono essere istruiti da lui e alla fine divennero dei jivanmukta come Hemachuda. A loro volta, i ministri furono desiderosi di conseguire quello stato e alla fine lo raggiunsero dopo adeguata istruzione del re. 

Così accadde anche con i cittadini, i commercianti, gli artigiani e ogni sorta di persone in quella città. Tutti loro guadagnarono la meta suprema della vita e trascesero ogni stato della mente e la consapevolezza del corpo. Anche i bambini e gli anziani non erano più trasportati dalle passioni.

Vi erano ancora transazioni mondane in quello stato ideale, poiché le persone recitavano consciamente le loro parti, come attori su un palcoscenico, in accordo con il resto della creazione

Le madri allattavano i figli discutendo della realtà assoluta e li cullavano con ninnananne che esprimevano la più alta Verità; i padroni e i loro servi svolgevano i loro rispettivi ruoli alla luce di quella Verità; gli attori intrattenevano la folla con recite che indicavano la Verità; i musicisti componevano soltanto canzoni che indicavano la Meta più alta; i buffoni di corte facevano caricature dell'ignoranza, ridicolizzandola; le scuole insegnavano ogni materia alla luce della Conoscenza Divina.

Tutto il regno era così composto solo di saggi e filosofi, che fossero uomini o donne, servi o padroni, attori o artigiani, ministri o cortigiane. Tuttavia, portavano avanti le loro professioni in armonia con la creazione.

Non si curavano mai di ricordare il passato o di speculare sul futuro con il fine di ottenere piacere o evitare il dolore, ma agivano nel presente rallegrandosi, piangendo o urlando come ubriachi, esaurendo tutte le loro tendenze latenti e così i loro ruoli.
Sanaka e altri rishi giunsero un giorno in quella città e la chiamarono Vidyanagara, la città della saggezza. Persino i pappagalli nelle loro gabbie pronunciavano parole di saggezza come:


 "Contempla il Sé come Pura Coscienza al di là del soggetto e dell'oggetto". 

Ciò che viene conosciuto non è diverso da quella Coscienza, come una serie di immagini riflesse in uno specchio. L'universo è l'Assoluta Coscienza; l'Assoluta coscienza è io, è tutto, il senziente e l'insenziente, il mobile e l'immobile. Ogni altra cosa è illuminata da Essa, mentre Essa stessa è autoluminosa. Perciò quelle persone che sono desiderose di porre fine alla loro ignoranza si allontanino dalla conoscenza illusoria e contemplino l'Assoluta Coscienza che illumina tutto il resto e che è anche il loro stesso Sé.
Questa illustre città, dove persino gli uccelli e gli animali esprimevano la Suprema Conoscenza, è famosa ancora oggi come la città della saggezza. 

Essa deve la sua reputazione alla saggia principessa Hemaleka, grazie al cui consiglio Hemachuda divenne un jivanmukta e, attraverso di lui, lo diventarono anche tutti gli altri.
Così vedi che la causa primaria della liberazione è il satsang, la compagnia dei saggi. 

Colui che aspira a conseguire la Meta ultima dovrebbe cercare tale compagnia.



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