Per sospendere emozioni logoranti come la rabbia, la gelosia e simili, il procedimento è semplice, benché richieda disciplina e un minimo di energia disponibile. La chiave sta nei pensieri, che sono il requisito necessario perché l'emozione si produca.
Le tecniche funzionano con ogni tipo di emozione debilitante.
Le varie tecniche si dividono in due gruppi: il primo è orientato a sospendere il dialogo interno, che è la tecnica per eccellenza. Per coloro che non hanno l'energia e/o la pratica necessaria per riuscirci, il secondo gruppo propone la modifica del dialogo interno.
RICERCA DEL SILENZIO INTERIORE
Praticare una qualsiasi delle tecniche contenute nella sezione dedicata alla sospensione del dialogo interno (capitolo VI, libro "Gli Insegnamenti di Don Carlos", di Victor Sanchez).
Modifica del dialogo interno
Cambiare i pensieri logoranti in uno dei seguenti modi:
- Senza cercare di cambiarne il contenuto, pensarli in rima.
- Farne una canzone.
- Pensarli al rovescio.
- Pensarli in una lingua che non ci sia familiare.
- Pensarli attribuendo un numero ad ogni lettera, sommando poi lettere e parole per conoscere il risultato numerico dei propri pensieri.
- Ripetere le tabelline di moltiplicazione.
- Ripetere una preghiera di una religione che non sia la propria.
- Pensarli imitando lo stile di qualche comico televisivo.
- Inventarsi le proprie varianti.
TECNICA PER IL RISPARMIO
DI ENERGIA E IL BENESSERE
Praticare strettamente, per un periodo di tre giorni o più una regola d'oro: non criticare, non condannare, non lamentarsi.
Passato questo periodo, se ne può iniziare un altro,
o lasciar trascorrere un po' di tempo prima di ricominciare.
o lasciar trascorrere un po' di tempo prima di ricominciare.
TECNICA DEL SILENZIO
Dato che molte delle nostre abitudini logoranti sono in rapporto con il parlare, interrompere queste attività normalmente risulta molto benefico, specialmente per i chiacchieroni. Si raccomanda di essere molto attivi e di entrare il più possibile in relazione con altre persone (parlatori o meno) durante l'esecuzione della tecnica.
IL “DIALOGO” INTERNO
II “dialogo” interno è la conversazione mentale che sosteniamo costantemente con noi stessi e rappresenta l'espressione più immediata della descrizione assimilata da ciascuno di noi.
In pratica si tratta di un guardiano, il cui compito fondamentale è quello di proteggere la descrizione, alimentandola con il suo stesso contenuto (i pensieri) e generando inoltre il "fare" che la rinforza.
A causa delle cose che ognuno racconta a se stesso, percepiamo il mondo nella maniera in cui siamo soliti farlo e ci comportiamo di conseguenza.
Questo a sua volta tende a confermare il contenuto del dialogo interno e della descrizione stessa, fino ad arrivare a sostituire la realtà intorno a noi con i nostri pensieri.
A forza di formulare pensieri su ciò che stiamo vedendo (il mondo, le cose, le persone o noi stessi), finiamo con lo scambiare i nostri pensieri per la cosa reale.
Ci raccontiamo che il mondo è come lo pensiamo e restiamo convinti che quel racconto sia la realtà stessa. Naturalmente, tutto ciò che accade come conseguenza del “chiacchiericcio” interno si ferma quando riusciamo a far star “buono” il pensiero.
La capacità di fermare il “dialogo” interno è la chiave del mondo degli stregoni, che, per poter percepire il mondo in termini diversi dalla descrizione ordinaria, utilizzano un secondo anello di potere, che permette loro di costruire un altro mondo (l'anello del "non-fare").
Benché tutti possiedano questo secondo anello, utilizzarlo diventa possibile solo bloccando la funzione del primo, il che nella vita della gente normale capita molto di rado.
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IL "NON-FARE"
La descrizione ordinaria del mondo ci costringe a comportarci sempre secondo le sue indicazioni, quindi tutte le nostre azioni emanano dalla descrizione e a loro volta la convalidano. Queste azioni sono conosciute come il "fare" e combinate con la descrizione costituiscono un sistema che si autoalimenta da solo. Il “non-fare” è qualsiasi tipo di azione che non sia coerente con la nostra descrizione del mondo o di noi stessi.
Il “non-fare” interrompe il flusso della descrizione e tale interruzione a sua volta sospende il “fare” del mondo conosciuto. Quindi il “non-fare” è il mezzo che apre il cammino verso il lato ignoto della realtà.
È la porta di accesso al nagual, la realtà separata e per ciò che riguarda la persona, la consapevolezza dell'altro io. Il “non-fare” praticato nella consapevolezza del lato destro possiede la facoltà di portarci verso il lato sinistro.
Praticandolo in modo costante si creano dei punti di contatto tra i due lati e poco a poco tali contatti possono avvicinarci all'integrazione tra le due forme di consapevolezza, risultando nella "totalità di se stessi".
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Tutto ciò a cui ci riferiamo quando diciamo "io" fa parte della descrizione che abbiamo assimilato e crea il sistema di pensiero chiamato Ego
(o mente inferiore della scarsità e della paura).
L’Ego ci mantiene incatenati a un determinato modo di percepirci e di comportarci.
L’Ego ci mantiene incatenati a un determinato modo di percepirci e di comportarci.
Questo modo, malgrado sembri assoluto e definitivo, può essere interrotto o sospeso del tutto, aprendo possibilità illimitate rispetto a ciò che possiamo essere o fare. In tal senso il “non-fare”, che sospende il flusso della descrizione, è una porta verso la libertà e il cambiamento.
Quando, per mezzo dei “non-fare” interrompiamo il flusso della descrizione della nostra persona, ci liberiamo dall'incantesimo dell'Ego, che consiste nel farci credere di essere lui a costituire la nostra unica realtà.
Possiamo riconoscere allora la nostra natura di campi di energia, liberi e fluidi, e possiamo dedicarci al compito di reinventare noi stessi, in un modo volontario e intenzionale, che ci permetta di rispondere liberamente alle situazioni che ci si presentano di momento in momento.
INTRODUZIONE AGLI ESERCIZI RELATIVI AL CANCELLARE LA STORIA PERSONALE
Quando, per mezzo dei “non-fare” interrompiamo il flusso della descrizione della nostra persona, ci liberiamo dall'incantesimo dell'Ego, che consiste nel farci credere di essere lui a costituire la nostra unica realtà.
Possiamo riconoscere allora la nostra natura di campi di energia, liberi e fluidi, e possiamo dedicarci al compito di reinventare noi stessi, in un modo volontario e intenzionale, che ci permetta di rispondere liberamente alle situazioni che ci si presentano di momento in momento.
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Ogni essere umano viene al mondo con determinate caratteristiche ereditate dai suoi antenati. Principalmente dai genitori, benché di fatto l'eredità venga da molto più indietro, includendo i nonni, i bisnonni e così via (l'influenza degli antenati tuttavia è tanto minore quanto più lontana è la generazione in questione).
I genitori ci trasmettono non soltanto la loro eredità biologica, ma anche un'eredità "energetica", quanta dipende da quanta energia possiedono e quanta ne cedono al nuovo essere al momento del concepimento.
N.B. Se la persona viene concepita con un alto grado di passione il nascituro viene alla luce "forte". Se al contrario la persona viene concepita in un alto livello di "civilizzazione" (sesso molto noioso), nascerà con un livello di energia molto basso.
Fortunatamente, l'eredità energetica non è l'unico fattore che determina il nostro livello di energia nella vita, ma conta molto anche la forma in cui la utilizziamo.
Così chi ha poca energia, ma la utilizza in maniera ottimale, si troverà sicuramente in una situazione migliore di chi possiede molta energia superflua e fuori controllo.
Chi è nato con poca energia, ma lavora per utilizzarla in modo adeguato (impeccabilità), necessariamente la incrementa.
Chi è nato con un alto livello energetico spesso diventa pigro e debole, a causa delle facilitazioni che tale livello gli offre.
In ogni modo non esiste una regola generale e il risultato dipende solo dallo sforzo personale di ciascuno, nessuno è condannato dalla sua nascita o dal suo passato, può cambiare l'uso della sua energia, restaurarla o incrementarla.
LA DESTRUTTURAZIONE DELL'EGO
I non-fare dell'io personale sono un'area specifica di lavoro, inclusa all'interno dell'area più grande dell'Agguato. Le sue mirano alla destrutturazione dell'ego individuale del guerriero e quindi della sua visione ordinaria del mondo, poiché, come già sappiamo, le due cose sono reciproche.Si notano tre forme principali dì non-fare dell'io personale:
- usare la morte come consigliera,
- perdere l'importanza
- cancellare la storia personale.
SCHIAVI DI UNA DESCRIZIONE
Quando dico ego, voglio significare tutto ciò a cui ci riferiamo quando pronunciamo la parola "io". L'ego più o meno sentiamo che si trova nella testa, dietro gli occhi, non è il mio corpo, sentiamo il corpo ma qualcosa che "io" possiede e usa, per spostarsi, per mostrarsi agli altri e per varie altre cose. Per questo dico: il "mio" corpo. Non la mia energia, non si identifica col campo di energia che è il nostro essere e che si estende al di là dei limiti della nostra pelle.
Come gente comune, non possiamo nemmeno concepire una cosa del genere, figuriamoci considerare questo campo parte dell`io".
Di cosa è fatto allora questo io? La risposta è assurda ma vera: di niente.
Ecco alcune risposte tipiche di una persona normale:
- Bene, io, in realtà, come dire... ah, ecco! - Sono una persona molto sincera.
- Sono il figlio di mia madre. - Sono un buon marito.
- Sono un po' pigro.
- Sono timido con le donne.
- Sono, bla, bla, bla.
- Sono, eccetera, eccetera.
Esatto. L'ego è tutte queste cose. È questa descrizione. Precisamente. L'ego è una descrizione. Nient'altro. Parole, solo parole. Non ha una realtà specifica. O meglio, l'ego è una massa specifica di nulla, la cui quasi-realtà deriva dalla nostra insistenza nel comportarci come se fosse reale. La verità è che un essere umano non è nulla di ciò che è contenuto nella descrizione del suo ego, benché creda di esserlo e per quanto si comporta in accordo a quella descrizione.
Le sue abitudini, sono l'espressione attiva del contenuto della descrizione che si chiama ego: per provarlo basta praticare i non-fare dell'io personale. Praticando il non-fare ci si scopre capaci di realizzare una quantità enorme di azioni considerate impossibili dalla descrizione. E questa è certamente una buona notizia.
Qualunque atto compiuto da una persona in disaccordo con il contenuto della descrizione che chiama "io", è un "non fare dell'io personale" che può essere realizzato.
Siamo stati addestrati a considerare l'ego come la nostra unica realtà, a credere che davvero siamo "lui" e che continueremo ad esserlo fino alla fine. Siamo stati addestrati a dimenticare che non lo siamo stati sempre, che una volta eravamo "senza forma" e che questo ci permetteva di meravigliarci, di sentire ogni cosa e ogni essere come una scoperta, un mistero.
Abbiamo perso queste capacità perché ci hanno insegnato a credere di essere qualcosa di definito e delimitato (1'ego) e noi abbiamo fatto con il mondo e con gli altri.
Così siamo riusciti a dare realtà all'incantesimo di magia nera che è la vita dell'uomo moderno: ridurre l'inconcepibile, il mistero e la meraviglia di essere vivi a una
stupidaggine.
Ci rinchiudiamo in una prigione e la chiamiamo "io". Ma ci sono buone notizie. Non siamo condannati a vivere per sempre intrappolati in questa descrizione. Possiamo destrutturarci. Possiamo cancellare la storia personale. Possiamo essere liberi un'altra volta.
LA DETERMINAZIONE DEL PASSATO
La maniera in cui l'uomo comune utilizza la sua energia non è frutto del caso o di una scelta, ma è determinata dal suo passato.
Anche se l'uomo moderno crede di essere libero, in realtà la possibilità di scegliere si applica solo a una piccola parte delle sue azioni. Determinano il nostro esistere quotidiano il condizionamento biologico, e quello della nostra storia (classe sociale, nazionalità, sesso, carattere, personalità, religione, ideologia politica, complessi e traumi). In realtà, quando crediamo di decidere, non stiamo facendo altro che compiere le azioni per le quali il nostro passato ci ha programmato, come una macchina che effettua solo le operazioni per le quali è stata progettata. Così vengono determinate le nostre credenze, i desideri, le scelte, le limitazioni, le debolezze e i talenti. Non scegliamo con chi parlare, con chi entrare in rapporto, i luoghi che frequentiamo o quelli che evitiamo, perché dietro ognuna di queste “scelte” sta la nostra storia personale, il nostro ego ne è l’espressione.
Ego e storia personale sono intimamente connessi, l’Ego è l'espressione operativa della storia personale. È infatti il nostro Ego che ci costringe quotidianamente a sostenere la storia personale e ad agire secondo i suoi dettami. Così la storia si rinnova e l’Ego ne risulta rafforzato. L'uso che facciamo della nostra energia come persone comuni, cioè le azioni che realizziamo, risponde a una determinazione del nostro passato, nella quale normalmente non interviene la volontà.
Cancellare la storia personale è il più generale dei non-fare dell'io personale, perché in qualche modo ingloba tutti gli altri. Suppone la fine della relazione di causa ed effetto tra il nostro passato e il nostro presente.
Questa possibilità di solito ci sembra strana, forse per la nostra tendenza a supporre che il passato sia non solo la base del presente, ma anche qualcosa di inamovibile. Ragion per cui si converte nella scusa perfetta per non cambiare. Le persone affermano di voler cambiare, mentre allo stesso tempo fanno tutto il possibile per mantenersi uguali. Generalmente si giustificano con il passato. "È che non ho mai imparato a essere disciplinato...", "È che sono debole... ", "È che in casa mi hanno protetto troppo...", È che, è che, è che... è sempre in relazione al passato.
D'altra parte cancellare la storia personale è una possibilità magica, che difficilmente entra nella logica razionale. La possibilità non riguarda il potere di cancellare le azioni passate, ma la capacità di rinunciare alla relazione che abbiamo stabilito con esse, la cui espressione è il nostro modo di essere e il nostro modo di vivere. Se la mia storia personale è l'ostacolo principale al cambiamento e alla libertà, allora il poterla cancellare rappresenta anche l'opportunità di essere libero. Resistiamo al cambiamento perché ci crediamo incapaci di realizzare qualunque cosa che non sia inclusa nell'inventario delle nostre azioni passate.
Quando lottiamo per cambiare, la nostra storia personale diventa il maggior ostacolo da vincere.
Quando lottiamo per cambiare, la nostra storia personale diventa il maggior ostacolo da vincere.
Le persone che ci conoscono tendono a opporsi, dato che, essendosi familiarizzate con la nostra storia personale, non ammettono che agiamo in disaccordo con essa.
L'incontro con l'ignoto li pone di fronte al problema di non sapere come comportarsi, di fronte a qualcosa per cui non sono stati addestrati e quindi tenteranno di evitarlo. "Che ti succede? Sei diventato pazzo, non riesco a capirti. Eri meglio prima, meglio alcolizzato e drogato che pazzo...". La storia personale ci dota di una o più etichette in base alle quali riduciamo la nostra persona al dettato di alcune caratteristiche. Allo stesso modo classifichiamo tutti coloro che conosciamo, secondo etichette simili che deriviamo dalla loro storia personale, reale o immaginaria. Poiché non possiamo trattare con il mistero, preferiamo trattare con delle etichette. È per questo che nessuno ci sorprende. Più siamo rapidi nell'appiccicare etichette, più ci crediamo sicuri di noi stessi. Se volete liberarvi dal fardello di ciò che gli altri pensano di voi cancellatevi, create intorno a voi una nebbia che vi trasformi in un essere misterioso e imprevedibile. Lo stratagemma non è diretto solo verso gli altri. Bisogna cancellarsi fino a diventare sconosciuti anche per se stessi. Secondo il terzo principio dell'agguato:
il praticante deve considerare sé come un mistero in più tra i misteri del mondo. Perdita le certezze rispetto a ciò che supponiamo di essere, coincide con la perdita di certezza rispetto a ciò che normalmente consideriamo il mondo reale. La realtà dell'Ego e la realtà esterna non sono altro che descrizioni. Da ciò consegue che il processo di cancellazione non si applica solo alla storia personale, ma anche alla descrizione ordinaria del mondo. Il campo di coscienza che si apre oltre la descrizione è il campo dell'ignoto, dove niente è scritto, né il mondo né noi stessi. Per questo è il campo dove possiamo creare, scegliere, essere qualunque cosa vogliamo. È il campo della libertà.
EGO: IL RITRATTO VERBALE
Consiste di un ritratto scritto, il più fedele possibile, di noi stessi e del nostro modo di vivere, ma in terza persona, come se si trattasse di qualcun altro.
Dovrà contenere:
- Nome. Età.
- Tratti fisici.
- Modo di vestire.
- Modo di essere.
- Stato di salute.
- Luoghi che frequenta.
- Luoghi che evita.
- Stati d'animo più comuni.
- Tipo di gente che frequenta.
- Tipo di gente che evita.
- I suoi tipi di lavoro e quello attuale
- Caratteristiche della vita emotiva.
- L'immagine che proietta verso gli altri.
- Routines quotidiane.
- Routines strutturali interne (cicliche)
- Modo di parlare.
- Temi di conversazione preferiti.
- Come e dove passa il tempo libero.
- Modo in cui vive la sessualità.
- Situazione economica.
- Maggiori virtù.
- Maggiori difetti.
- Le migliori cose che ha fatto.
- Le peggiori cose che ha fatto.
- Il meglio che gli è capitato.
- Il peggio che gli è capitato.
COMMENTI ALLA TECNICA
È molto importante scrivere la descrizione in terza persona, elaborandola con freddezza, come se si trattasse di qualcuno di cui non c'importa nulla né a favore né contro. Se eseguiamo l'esercizio con coscienza, arriveremo ad avere, semplicemente, la descrizione che si chiama Ego ed Ego non è altro che questa descrizione. Ciò che conoscevamo come "Io" assume la sua vera dimensione: una descrizione che, come quella scritta sulla carta, possiamo modificare o gettare nella spazzatura.
Complimenti!
RispondiEliminaComplimenti!
RispondiEliminaGrazie, mi piacerebbe compartire le tue tecniche, essenziali e ben descritte ti aspetto sul forum www.carloscastanedaforum.com per confrontarci.
RispondiElimina