Seconda parte
(se ti sei perso la prima parte, clicca qui )
Nel lungo percorso evolutivo della Terra, l’anima degli animali ha necessariamente dovuto interagire con il piano dell’esistenza dell’umanità; e d’altronde non poteva davvero fare diversamente, dato che ogni livello di coscienza anela a sperimentare quello che le sta immediatamente sopra. E con questo non voglio riferirmi ad un concetto spaziale o peggio ancora a concetti di superiorità o inferiorità, quanto piuttosto a possibilità di esperienze diverse, in definitiva più articolate e complesse rispetto alla mera sottomissione agli istinti di Natura. In questo senso, al di sopra dell’esperienza che l’anima animale sperimenta su questo pianeta, c’è inevitabilmente l’Uomo. L’uomo, per l’anima animale, rappresenta il suo punto di riferimento. E non è davvero difficile capire questo concetto se profondamente soffermo il mio sguardo ad osservare gli occhi di quell’anima-animale che, dal basso verso l’alto, mi guarda, più e più volte al giorno, per chiedermi qualcosa che lui da solo non potrebbe mai fare: aprire una scatoletta, tirare fuori dal frigo la sua pappa, prepararla, aprire la porta che conduce in giardino, essere spazzolato, ecc. Io, come Uomo, sono realmente il suo punto di riferimento, perché il rapporto che abbiamo instaurato è basato sul fatto che lui delega a me ogni specifico momento della sua esistenza, dal cibo, alla riproduzione, allo svago e al gioco. Lui affida a me la sua vita; l’intera sua esistenza. Egli è un’anima animale che desidera, come scelta di vita, passare più tempo che può in mia presenza.
Abbiamo visto che secondo il pensiero esoterico/teosofico che alcune specie
animali, stanno più avanti di altre nella scala evolutiva e secondo la teosofia sono:
Cani, Gatti, Elefanti e Cavalli. Stanno uscendo dal branco e manifestano una sorta
di consapevolezza di sé stessi
- “… Nel Regno Animale fanno la loro prima comparsa la pena e il dolore, mentre nelle specie superiori ed addomesticate quei due processi educatori appaiono con evidenza maggiore. L’opera che l’uomo svolge sugli animali è di effetto potente, e finirà per riaprire loro la porta di transizione al regno umano. In parte il lavoro già compiuto, ha superato l’aspettazione divina e potrà consentire un accelerarsi del Piano”.
- “… Si noti che per quanto sembri grande la differenza fra l’uomo e gli animali, in realtà il loro rapporto è molto più stretto di quello esistente tra il regno animale e il vegetale. Quando interviene il Sesto Raggio, appare la facoltà di essere addomesticati e ammaestrati, che in ultima analisi è quella di amare, di servire e di emergere dal gregge per passare nel gruppo.”
- “… Ma crescendo l’influenza che il regno umano esercita sugli animali e data la tendenza costante alla domesticità che questi dimostrano, vedremo affiorare una certa misura di finalità; il mezzo perché ciò avvenga è il volgere l’amore e l’attenzione dell’animale verso il proprio custode umano. Questo esempio esprime alcune responsabilità che l’uomo ha nei confronti di quel regno. Gli animali domestici devono essere ammaestrati ad agire con volontà applicata . L’uomo per ora sembra interpretarlo come volontà da parte dell’animale di amarlo, ma si tratta di qualcosa di più profondo e fondamentale del semplice desiderio dell’uomo di essere amato. L’addomesticamento degli animali selvatici, adattandoli a condizioni di vita regolata, fa parte del processo divino di integrare il Piano”.
- “… Il Terzo Raggio di divina Intelligenza è più potente ed attivo nel regno animale che nell’uomo. Gli animali che si individualizzano oggi, sono in ogni caso quelli domestici come : il cavallo, il cane, l’elefante , il gatto. Questi quattro gruppi di animali sono attualmente “in processo di trasfusione”, ed una ad una le unità di vita, vengono preparate ed avviate alla porta di quel particolare procedimento iniziatico che, per mancanza di un termine migliore, chiamiamo individualizzazione. In quella condizione, attendono finché non verrà emanata la parola che consentirà loro, di attraversare la porta che li immette nella: “Triplice via che conduce alla duplice via, percorsa la quale staranno finalmente dinnanzi alla porta d’oro. Quest’ultima porta li introduce sul Sentiero che è unico, solo e singolo, e scompare nella Luce”.
- “… Gli elefanti sono espressioni di primo raggio, i cani di secondo, i gatti di terzo e i cavalli di sesto. Gli animali che appartengono ad altri raggi non sono ancora pronti per l’individualizzazione. “
Un giorno, un signore di mezza età, portò in un ambulatorio veterinario quattro gattini osservando: “Sua mamma è morta sotto una macchina quando erano ancora molto piccoli. Io e mia moglie li abbiamo tirati su con il biberon; poi li abbiamo svezzati, abbiamo costruito delle casette di legno in giardino e abbiamo dato loro la possibilità di scegliere dove vivere. Uno è entrato subito in casa, il più docile; due vanno e vengono, nel senso che riesco a toccarli e ad accarezzarli, uno un po’ di più, a dire il vero, mentre l’altro è un po’ più schivo; il quarto invece non si fa nemmeno avvicinare, mangia rapidamente e rapidamente torna in bosco.''
Il veterinario esaminò il primo dei quattro fratelli. Partì subito con le fusa; non era per niente preoccupato né dell’ambiente né di quelle mani sconosciute che lo frugavano in cerca di una qualche imperfezione. “È sano e anche molto affettuoso” esclamò il veterinario e il signore annuì.
Per tirare fuori dalla gabbia il secondo gattino e il terzo ebbe qualche difficoltà ma approfittò del loro 'panico' per visitarli meglio che poteva nel minor tempo possibile.
Il quarto gattino lo visitò solo da oltre le sbarre.
Quattro fratelli; quattro diverse esperienze che l’anima animale fa attraverso di loro:
un’esperienza selvatica, un’esperienza di passaggio, più o meno intensa, e una di vicinanza all’uomo.Senza che nessuno obblighi nessuno a scegliere suo malgrado.
Ma cos’ha dunque da imparare dalla mia vita un’anima animale al punto di scegliere di starmi così vicino? Quale esperienza, così profondamente diversa dal mondo selvatico, si cela dietro il rapporto con l’umano?
Abbiamo visto, nella parte precedente, che l’anima animale allo stato selvatico sperimenta se stessa attraverso un tipo di esperienza che trova il suo senso di esistere all’interno di rigidi schemi biologici: il rapporto predato-predatore e il numero di animali presenti in un territorio e le migrazioni cui abbiamo accennato, sono due aspetti di questi schemi, i quali non permettono all’anima animale alcuna possibilità di movimento autonomo nel loro interno.
L’evoluzione, la crescita interiore, si sa, è fatta di esperienze, perché è proprio nella diversificazione delle esperienze che si può acquisire un certo grado di conoscenza.
L’anima animale, quella parte del piano della Vita che si identifica con tale essenza, decise allora che se voleva sviluppare nel suo interno un diverso grado di coscienza, avrebbe necessariamente dovuto aprire delle “porte” verso quei livelli di coscienza che erano in grado di poterle fornire l’esperienza di cui necessitava per la sua evoluzione. Nello specifico, quei livelli di coscienza che anelava affiancare per poter crescere, erano rappresentati, ovviamente, dall’Uomo, in quanto, per complessità e completezza, rappresentava il suo punto di riferimento. Allo stesso modo del regno vegetale, dove i fiori, strutture complesse e articolate, punta di diamante dell’intera evoluzione del regno vegetale, rappresentano il punto di contatto con gli insetti, la porta d’accesso all’esperienza interiore del regno animale.
Quella porta dunque, migliaia di anni fa, si dischiuse leggermente per permettere ad alcuni animali ( solo alcuni in verità, in quanto per l’anima animale rimaneva comunque essenziale il ruolo svolto all’interno dell’anima della Terra ) di sperimentare la complessità dell’interiorità umana.
Attraverso questa porta fluì una parte delle anime animali, di quelle anime che passarono dalla foresta (dalla silva) alla casa (alla domus), anime animali le quali lasciavano l’esperienza selvatica, rigidamente organizzata dall’alto, per sperimentare una dimensione domestica organizzata secondo principi umani. E in tale percorso, inevitabilmente, le anime animali dovettero lasciare indietro i dettami dell’anima di gruppo per sperimentare un cammino, per cosi dire, individuale.
“Come si chiamano?” chiese al signore di mezza età che aveva portato a visitare i quattro fratellini al veterinario:
“Come si chiamano?” chiese al signore di mezza età che aveva portato a visitare i quattro fratellini al veterinario:
“Faruk, il più docile, Mohamed e Abdul quelli di mezzo e Mustafà quello selvatico. Sa dottore, – si giustificò l’uomo – sono arrivati qui senza che noi lo volessimo, come gli extracomunitari; che ci possiamo fare??? Li ospitiamo e gli diamo da mangiare; penseranno poi loro a trovare il senso di questa esperienza.”
Dare un nome a un animale sigilla il percorso di individualizzazione che l’anima sta compiendo all’interno del grande processo evolutivo. La individualizza, perché Faruk è diverso da Mohamed; al contrario di un branco di gnu, il quale, a parte le dinamiche emozionali legate al dominio territoriale e dunque al mero istinto di propagazione della specie, si identifica nella medesima esperienza terrena. Dare un nome aiuta l’anima animale a sentirsi diversa dal gruppo. L’aiuta a sentirsi un'anima parzialmente individualizzata.
“L’uomo possiede un corpo costituito da numerose cellule, ciascuna delle quali ha una
coscienza individuale.
Lo Spirito-gruppo è costituito nel medesimo modo. È un’entità funzionante nei mondi
spirituali e possiede un corpo spirituale composto di numerosi spiriti individuali di animali.
Lo Spirito-gruppo non può funzionare nel Mondo Fisico; esso si evolve inviando i diversi
spiriti di animali nei corpi di cui ha creato la forma; nel loro insieme essi formano famiglie o
specie, che egli dirige tramite suggerimenti da noi chiamati istinto.
Quando il corpo di un animale muore, il suo spirito ha
acquisito inconsciamente una certa esperienza, per il
semplice fatto d’aver funzionato in un veicolo fisico.
Dopo un certo tempo, questo aspetto animale è
riassorbito nel corpo spirituale dello Spirito-gruppo,
ove rimane il tempo necessario allo spirito per
assimilare l’esperienza raccolta da questo particolare
spirito di animale.
A poco a poco, così, lo spirito gruppo ingrandisce e
si evolve, come pure gli spiriti di animali suoi pupilli.
Quando questi spiriti-animali saranno diventati umani
in una futura incarnazione terrestre, lo spirito gruppo
veglierà su di essi a titolo di spirito razziale o
nazionale, fino a che siano del tutto capaci di
prendersi cura di se stessi individualmente.
Gli Spiriti-gruppo degli animali dimorano nel Mondo
del Desiderio e circondano la superficie della Terra.
Gli Spiriti-gruppo delle piante sono nella parte del Pensiero Concreto che occupa il centro della Terra; gli Spiriti-gruppo dei minerali non sono ancora entrati nell’atmosfera della
nostra Terra. Essi dimorano nella Regione del pensiero Astratto.
Gli Spiriti-gruppo degli animali sono sovente visti nel Mondo del Desiderio con corpi umani
e teste di animali. I disegni dei templi egiziani rappresentano in modo rozzo l’aspetto di
questi Spiriti-gruppo.
Il ricercatore esperto non ha difficoltà a intrattenersi con esse e ha spesso occasione di
meravigliarsi della loro erudizione.
Dopo la morte fisica, sussistono sotto forma di animali ?
Si.. essi perdurano sotto questa forma per un tempo più o meno lungo, secondo il loro
stadio di evoluzione, in un corpo del desiderio fatto della sostanza del Mondo del
Desiderio. Anche gli insetti che ci capita di schiacciare sul marciapiede possono essere visti
dal chiaroveggente nella loro forma per alcuni istanti; lo spirito poi, torna subito alla
sorgente centrale dello Spirito-gruppo.
Nel caso di un cavallo, di una mucca o di altro animale superiore, più coscienti, rimangono
un tempo più lungo nel Mondo del Desiderio.
Come il nostro corpo è composto di numerose cellule, ciascuna avente vita propria, ma
tutte soggette alla nostra intelligenza, lo Spirito-gruppo di una specie di animali, che è
un’entità spirituale appartenente ad un’evoluzione diversa dalla nostra, possiede un corpo
spirituale composto da un grande numero di spiriti-animali in via d’evoluzione. Di tanto in
tanto lo Spirito-gruppo invia uno di questi spiriti a incarnarsi nei corpi di animali della sua
specie. Alla morte dei corpi, questi spiriti, avendo acquisito durante la loro incarnazione, un
grado più elevato di coscienza, ritornano allo Spirito-gruppo; ciò gli permette di evolversi,
aiutando in pari tempo gli spiriti individuali degli animali di cui è incarnato.
Come qualsiasi altro spirito, lo Spirito-gruppo non può morire.
Egli è il guardiano degli spiriti degli animali.
Via via che questi spiriti si evolvono, il corpo spirituale dello Spirito-gruppo subisce una
metamorfosi. Quando gli spiriti degli animali si saranno sufficientemente evoluti, ciascuno
separatamente, diverranno esseri umani individualizzati, ma continueranno a essere sotto
il controllo del medesimo Spirito-gruppo, come le nazioni e le razze umane sono sotto la
direzione di uno spirito di razza.
Gli uomini non diverranno padroni di sé stessi che quando si saranno evoluti al di sopra
dei legami familiari e nazionali.
È ciò che Cristo intendeva con queste parole :
“Se un uomo non abbandona suo padre e
sua madre, non può seguirmi”, perché il padre e la madre sono dei corpi, dei legami, degli
ostacoli.
Gli spiriti non hanno né padre né madre; essi non sono che uno, in definitiva.
Diremo dunque, a proposito dell’Anima di GRUPPO negli Animali e di quello che diventa
dopo la morte, che dopo aver abbandonato il corpo, ritorna subito allo Spirito-gruppo al
quale appartiene.
N.B. L’affetto e le cure che il loro custode ha loro prodigato
aiutano molto gli animali nella loro evoluzione; mentre gli
animali selvaggi agiscono unicamente secondo i
suggerimenti del loro Spirito-gruppo che noi chiamiamo
istinto, gli animali domestici mostrano attitudine a
pensare che supera di molto l’evoluzione normale della
media degli animali di oggi.
È da noi uomini che essi hanno ricevuto questa attitudine
in virtù dello stesso principio secondo il quale un filo
metallico, non carico di elettricità, ma posto vicino ad un
altro che lo è fortemente, si carica per induzione. In
modo analogo, gli animali domestici non sarebbero capaci
– se restassero abbandonati a se stessi – di pensare, ma
imparano a farlo in una certa misura, tramite il contatto
con noi.
Possiamo concludere che gli animali che abbiamo
addomesticato diverranno a suo tempo istruttori dei loro fratelli meno avanzati.
inoltre …..
Nessuna forma animale attorno a noi è stata creata dall’uomo.
Tutte, dalla più elevata alla più infima, sono le emanazioni di Spiriti-gruppo, entità spirituali
che appartengono a un’evoluzione diversa del regno umano.
L’uomo, però crea delle forme tramite il suo pensiero. Ora, i cattivi pensieri di timore, di
vendetta, di odio, di discordia, ecc.. colpiscono le forme, le quali, nel corso dei secoli, si
cristallizzano in quelli che chiamiamo bacilli.
I microbi delle malattie infettive, in particolare, sono l’incarnazione del timore e dell’odio;
per questa ragione sono vinte dalla forza opposta, cioè una fiducia coraggiosa.
Come un diapason comincia a vibrare quando ne viene colpito un altro della stessa
tonalità, così vediamo agire i germi microscopici,
Se noi ci avviciniamo, tremanti di paura, a una persona infetta da malattia contagiosa,
attireremo certamente su noi i germi deleteri. D’altro canto, se non abbiamo paura,
sfuggiremo all’infezione, soprattutto quando l’amore ci ispiri.
Mai l’amore spinge ad uccidere. Tuttavia se fossimo padroni della vita di certe creature
velenose, avremmo senz’altro ragione di ucciderle per permettere loro di incarnarsi in
forme superiori.
Non essendo però in grado di giudicare se quella forma abbia vissuto tutto il tempo
necessario, non possiamo, per bontà di cuore prenderci la responsabilità di spegnere una
vita incarnata nel suo veicolo SIAMO TUTTI FRATELLI IN EVOLUZIONE.
L’unico caso in cui possiamo uccidere veramente per amore è quando vediamo un animale
incurabilmente mutilato; ci è allora permesso di abbreviare le sue sofferenze, ricorrendo
all’eutanasia.
Se siete arrivati fin qua sicuramente avete compreso cosa si cela dietro
l’addomesticamento che si mette in pratica volenti o no, quando un animale entra
a far parte della nostra vita. Adesso siete pronti ad abbandonare i conflitti della
personalità e i sensi di colpa, che deviano il cammino verso la sacra umanizzazione
di molte specie domestiche. Levare un prato a un cane o a un gatto per ospitarlo
sul nostro divano, non è certo un abuso o una privazione, ma un’opportunità di
crescita che porta verso lo sviluppo graduale di un IO che li affranca dalla specie di
appartenenza
Questo processo di individualizzazione del regno animale, è graduale e richiede ERE cosmiche, intanto adesso noi siamo protagonisti di questa meravigliosa fusione tra i regni di natura. Godiamocela tutta e ringraziamo per questo dono!
FONTI:
- http://www.improntediluce.it/EDIZIONI/articoli/l'anima_degli_animali.html
-http://gattocicovablog.it/anima-di-gruppo-negli-animali.html
LIBRI:
Trattato dei sette raggi volume primo
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