Pensiamo ad un amico che non vediamo da tempo... Dopo
qualche istante suona il telefono: è lui. Questa è, per Jung, una sincronicità,
che può avere anche carattere precognitivo e chiaroveggente. Se, con Freud, la
regolarità delle leggi della natura poteva essere spiegata attraverso la
causalità (ogni evento ha una sua causa oggettiva), Jung ritenne che, in certi
casi, il legame tra due eventi potesse non essere causale, ma spiegabile
altrimenti.
Questa formulazione traeva spunto dalla ricerca scientifica che osservava in quegli anni la disintegrazione radioattiva: un fenomeno che si presentava come un effetto senza causa. Ciò spingeva alcuni filosofi e scienziati ad ipotizzare che anche le leggi della natura potessero essere a-causali.
Questa formulazione traeva spunto dalla ricerca scientifica che osservava in quegli anni la disintegrazione radioattiva: un fenomeno che si presentava come un effetto senza causa. Ciò spingeva alcuni filosofi e scienziati ad ipotizzare che anche le leggi della natura potessero essere a-causali.
Secondo Jung "...soltanto la radicata convinzione
dell’onnipotenza della causalità crea difficoltà alla comprensione e fa
apparire impensabile che possano verificarsi o esistere eventi privi di
causa...."
ed ancora : "La causalità è solo un principio e la
psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo
spirito vive ugualmente di fini".
In campo psicologico, Jung formulò dunque il concetto di ''sincronicità'', un processo inconscio che permette di percepire eventi
paralleli, o ‘coincidenze significative’, collegati ad archetipi dell'inconscio collettivo, tracce mnestiche sovraindividuali, universali, che si perdono nelle
origini più profonde della psiche.
Attraverso il contatto con il pensiero filosofico orientale,
oltre che con la riflessione su alcuni sorprendenti avvenimenti della sua vita,
che sembravano sfuggire ad ogni interpretazione razionale, Jung approfondì
ulteriormente questi temi. La
sincronicità venne così distinta dal semplice "sincronismo" relativo
ad eventi che accadono simultaneamente, ma che non hanno alcuna connessione di
significato.
Nel 1952 Wolfang
Pauli, fisico quantistico e premio Nobel pubblicò insieme a Jung un libro sul
concetto di 'sincronicità', "Naturer-klung und Psyche".
Nella parte
scritta da Jung, dal titolo "Sincronicità come principio di nessi
a-causali" l’analista propone un
parallelismo fra psicologia del profondo e fisica, in particolare sulla
relatività delle categorie di spazio e tempo. Se Jung cercava in questo libro
di spiegare la psicologia attraverso al fisica, Pauli parlava nel suo saggio
della presenza di ‘archetipi ‘nelle teorie di Keplero, confermando un parallelo
fra lo studio della fisica e della psicologia.
Jung e Pauli sostenevano che alla triade della fisica
classica composta di tempo, spazio e causalità dovesse essere aggiunta anche la
sincronicità.
Il concetto junghiano di sincronicità viene spesso
utilizzato per dare una spiegazione ‘scientifica’ all’astrologia o ad altre
pratiche divinatorie, in una pericolosa commistione fra scienza e magia.
Ecco la formulazione originaria di Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli:“Due o più eventi apparentemente accidentali, tuttavia non necessariamente simultanei, sono detti sincronici se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
Ecco la formulazione originaria di Carl Gustav Jung e Wolfgang Pauli:“Due o più eventi apparentemente accidentali, tuttavia non necessariamente simultanei, sono detti sincronici se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
1) qualunque presunzione di un nesso causale tra gli eventi è assurda o inconcepibile;
2) gli eventi sono in corrispondenza tra di loro attraverso un significato comune, spesso espresso simbolicamente;
3) ogni coppia di eventi sincronici contiene una componente prodotta internamente e percepita esternamente.”
Chi decidesse di leggere il corposo volume (700 pagine) di
Jung sui Tipi psicologici per trovarvi dei semplici profili di personalità,
rimarrebbe facilmente deluso. Il libro uscì dopo l'allontanamento da Freud
(1913) e le successive dimissioni dall'insegnamento universitario, ma
soprattutto dopo un lungo periodo di autoanalisi, che portò Jung
all'elaborazione delle sue teorie principali.
In questo primo, importante libro infatti, si trovano tutte le teorie dello psicoanalista svizzero. Più di tutto però, nel libro si trovano le conoscenze di Jung sulla teologia, la psicologia, la filosofia e le opere etnologiche.
Nell'ultima parte del libro Jung parla finalmente dei tipi psicologici, sostenendo che introversione ed estroversione sono atteggiamenti presenti in ogni individuo in gradi diversi:
Nel corso della vita è possibile che uno stesso individuo passi dei periodi di introversione ed altri di estroversione e che queste oscillazioni siano piuttosto frequenti. Se l'atteggiamento risulta però abbastanza stabile, si può parlare di tipo 'introverso' o 'estroverso'; più frequenti tuttavia sono i tipi intermedi.
A
questi concetti Jung aggiunse il 'sistema delle quattro funzioni' della psiche
conscia : due funzioni sono razionali (pensiero e sentimento) e due irrazionali
(sensazione e intuizione). Le quattro funzioni sono presenti in ogni individuo,
ma in ognuno ne predomina una. Se ad esempio predomina il sentimento, la
razionalità è in una situazione di inferiorità. Basandosi sulle teorie
dell'introversione e dell'estroversione e di queste quattro funzioni, Jung
stabilisce un sistema di otto tipi psicologici: l'intellettuale-estroverso, il
sentimentale-estroverso, il sensoriale-estroverso, l'intuitivo-estroverso,
l'intellettuale-introverso, il
sentimentale-introverso, il sensoriale-introverso e l'intuitivo-introverso.
In questo primo, importante libro infatti, si trovano tutte le teorie dello psicoanalista svizzero. Più di tutto però, nel libro si trovano le conoscenze di Jung sulla teologia, la psicologia, la filosofia e le opere etnologiche.
Nell'ultima parte del libro Jung parla finalmente dei tipi psicologici, sostenendo che introversione ed estroversione sono atteggiamenti presenti in ogni individuo in gradi diversi:
- Gli introversi traggono le loro motivazioni soprattutto dall'interno, fra fattori soggettivi,
- Gli estroversi trovano le loro motivazioni dal di fuori, cioè da fattori esterni.
Nel corso della vita è possibile che uno stesso individuo passi dei periodi di introversione ed altri di estroversione e che queste oscillazioni siano piuttosto frequenti. Se l'atteggiamento risulta però abbastanza stabile, si può parlare di tipo 'introverso' o 'estroverso'; più frequenti tuttavia sono i tipi intermedi.
meraviglioso, ho letto i libri indicati. é straordinario
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