L’immaginazione come strumento di indagine
A un discreto numero di conoscenti ho spesso fatto un “gioco”... Gli domando se farebbe loro piacere scoprire l’epoca dove hanno incontrato una persona cara in una vita passata. Quindi premetto che userò la loro immaginazione. Prima però devo spiegare che cos’è l’immaginazione.
Immaginare significa creare un’immagine costruita sulla base di ciò che abbiamo nella nostra memoria. Il fiore che avete immaginato nel precedente articolo è un’immagine che è stata vista da qualche parte. Può essere stato visto in realtà, o in fotografia, non è importante. Ma è stato visto.
Però, e qui sta il bello, non importa che ci ricordiamo DOVE abbiamo visto quel fiore. Anzi in genere non ricordiamo affatto dove abbiamo visto proprio quel fiore. Tuttavia abbiamo pescato quel fiore in un luogo mentale che, conscio o inconscio, fosse nelle vicinanze. Perché fare fatica a cercare qualcosa lontano se lo troviamo vicino? Se cerco un animale mentre sono in una fattoria e mi imbatto in un pollo, la mia ricerca è finita. Perché dovrei andare a cercare ancora?
Lo stesso vale per la mente. Certo, se dico “pensa ad un asino verde con la coda di gatto”, non troverò un simile animale nei paraggi, e allora la mia mente lo costruirà utilizzando componenti che conosce. Ma se chiedo di pensare a qualcosa che ho visto, l’immagine già bell’e pronta sarà richiamata anche se non ricordo più la situazione che ha originato l’immagine.
Detto questo, per tornare al gioco, faccio un’assunzione.
- Assumo che il soggetto scelga una persona che in effetti ha conosciuto in una vita passata
Ma è abbastanza probabile che le persone vicine si siano conosciute in precedenza, quindi diciamo che cado facilmente in piedi. Di solito il soggetto non ricorda le vite precedenti, ma all’immaginazione abbiamo detto che questo non interessa perché è in grado di pescare anche dall’inconscio. Però non posso domandare semplicemente “immagina dove vi siete conosciuti”
Alcuni ci riescono anche solo facendo così ma per la maggior parte è una domanda troppo generica per rispondere. E’ come se dicessimo “pensa” senza specificare a cosa. Allora comincio ad impostare dei vincoli e dico al soggetto: “In una vita passata il modo di vestire era differente. Immagina la persona che hai scelto vestita in abiti di un’epoca passata.”
Dicendo “di un’epoca passata” cerco di lasciare il massimo della libertà all’inconscio di esprimersi. Mi va bene qualsiasi periodo storico. Quasi tutti sono immediatamente in grado di immaginare la persona in abiti d’altri tempi. Qui sorge spontanea una domanda: come si fa a dire che quegli abiti sono stati veramente indossati dal soggetto? Per il semplice fatto che se troviamo vicino a noi ciò che cerchiamo non abbiamo bisogno di inventare qualcosa di sana pianta. Se pensate ad un asino verde dovete prendere un asino e colorarlo. Se pensate ad un asino non è che dovete prendere gli zoccoli da una parte, il muso dall’altra, e montarlo per fare un puzzle. Avete un asino già bell’e pronto nel vostro archivio mentale, cosa andate a cercare? Che importa se non ricordate dove avete visto quell’asino?
L’unica possibilità per cui i vestiti d’altri tempi devono essere montati artificialmente su una persona è di non averlo mai conosciuto in nessuna vita precedente. Questo lo abbiamo assunto all’inizio. Il gioco continua:
dove si trova questa persona vestita in quel modo? All’aperto o al chiuso?
Questa domanda serve per collocare la persona nell’ambiente. E questo è importante per fare il prossimo passo che è ancora propedeutico: Chiedo al soggetto: “Stai immaginando il soggetto da vicino? Da lontano? Da circa quale distanza?”
Quando ottengo la risposta faccio finalmente l’ultima domanda: “Dunque tu, in questo scenario ti trovi alla distanza tal dei tali dal soggetto. Adesso cominciando dai tuoi piedi descrivi i tuoi vestiti”
Dai vestiti si riesce a capire l’epoca, a volte anche il luogo, il ceto sociale di appartenenza. E’ chiaro che se uno vuole saperne di più allora occorre fare una regressione in stato di rilassamento. Questo lo considero solo un gioco. Ma in qualche caso può fornire risultati interessanti.
Come cambiare il proprio destino
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- La connessione dei mondi
Dunque il mondo fisico ed il mondo mentale non sono distinti per il fatto che uno è più reale dell’altro e un'altra convinzione da sfatare è che ciò che vediamo nel mondo fisico sia oggettivo e condivisibile con altri, mentre il pensiero non lo sia. Cioè se due persone guardano un cavallo possono cogliere gli stessi particolari mentre se pensano ad un cavallo vedono cose diverse.
Ma questo dipende se stanno guardando oppure no lo stesso cavallo. Se due stallieri si telefonano mentre sono di fronte ciascuno ad un cavallo diverso e pretendono di trovare nell’interlocutore riscontri nelle descrizione dell’animale potrebbero convincersi di vivere in due mondi separati.
Se due persone si focalizzano sullo stesso pensiero, possono avere la stessa percezione mentale dell’oggetto.
La difficoltà sta nella tutta focalizzazione, anche perché spesso la focalizzazione è involontaria. Quindi questa affermazione non è così facile da dimostrare perché io ed il mio interlocutore possiamo guardarci in faccia ma essere lontanissimi nel mondo mentale e non avere la più pallida idea di come fare per andare nello stesso luogo e guardare lo stesso oggetto. Tuttavia, in una meditazione collettiva, non è affatto raro di percepire gli stessi dettagli, lo stesso panorama, e le stesse sensazioni.
Quindi la focalizzazione è molto importante. La focalizzazione consente di scegliere un pensiero accuratamente.
Ma cos’è che rende difficile focalizzarsi? Ci sono percezioni che fino a qui non ho affrontato: le percezioni emozionali.
Le emozioni agiscono in qualche modo come calamite e trascinano con se i pensieri.
Gli insegnamenti esoterico-spirituali chiamano il mondo delle emozioni Piano Astrale e lo definiscono come un mondo a sé stante, anzi, in particolare è qualcosa che sta a metà strada fra il mondo del pensiero ed il mondo della materia fisica.
Poiché abbiamo percezione contemporanea nei tre mondi: fisico, emozionale, mentale, ci sono tre tipi diversi di percorsi logici. Connessioni fisiche, connessioni emozionali, connessioni mentali.
In un dato momento ho una percezione fisica data dai miei sensi, ho uno stato d’animo emozionale, o meglio, una percezione emozionale nel mondo delle emozioni, una percezione mentale nel mondo del pensiero. Può essere utile in qualsiasi momento porre l’attenzione ai tre mondi: che cosa vedo e sento attorno a me? Qual è l’emozione che provo? Qual è il pensiero che ho in questo momento nella testa?
Come tutti gli scritti, anche questo articolo condivide oggetti mentali. Le parole agiscono come “segnalibri”, come se fossero dei link associati ad oggetti del piano mentale.
Chi legge un testo richiama determinati oggetti che possono corrispondere oppure no agli oggetti che aveva in mente l’autore del testo.
Infatti anche quando descrivo un oggetto fisico chi legge l’articolo immagina l’oggetto ma non può vederlo. Analogamente posso descrivere un’emozione. Posso descrivere il desiderio di fare una passeggiata. Quello che trasmetto è un pensiero che simboleggia tale desiderio non è il desiderio in sé.
Posso perfino, se sono dotato di abilità letteraria, suscitare dei sentimenti: allegria, malinconia.
Quindi nel mondo mentale i pensieri possono descrivere emozioni e possono descrivere oggetti o situazioni materiali. Se è vero che le emozioni, il piano astrale, sta a metà fra il mentale ed il fisico allora anche le emozioni possono descrivere eventi e oggetti fisici.
Eventi del piano fisico possono normalmente indurre eventi emozionali ed eventi mentali (emozioni e pensieri) ed anche eventi del piano emozionale possono indurre eventi del piano mentale.
Esempio: Evento Fisico: Vedo un vigile che sta procedendo in direzione della mia auto, in divieto di sosta. Emozione: Ho paura che mi faccia la multa. Pensiero: Corro a spostare l’auto.
Normalmente siamo abituati a pensare che il vedere il vigile sia la causa della paura e che la paura sia causa del pensiero. In realtà sono tre eventi che si verificano nei tre mondi e che sono collegati fra loro. Se fosse invece stato il pensiero di correre a spostare l’auto a causare l’evento emozionale di paura? E se fosse stato l’evento di paura a causare la comparsa del vigile?
Secondo la cultura esoterico-spirituale questa interpretazione è più accurata della prima.
- Lavorare nei mondi
Una volta che abbiamo imparato a percepire i mondi astrale e mentale possiamo fare anche dei lavori. La stessa cosa possiamo fare sulla materia fisica.
Tuttavia, spesso nel mentale dobbiamo lavorare in modo simbolico. Il livello simbolico implica l’uso dell’emisfero cerebrale destro: la parte intuitiva. Lavorare a livello razionale implica l’emisfero cerebrale sinistro: la parte razionale.
Nel caso in cui dobbiamo lavorare sui simboli di un’altra persona, è opportuno lasciare a lei la scelta dei simboli perché così facendo non aggiungiamo le difficoltà dovute a problemi di focalizzazione.
La prima cosa da fare è stabilire un colloquio fra conscio ed inconscio – vale a dire porre delle domande relative consapevolmente scelte ed osservare le risposte che emergono come scelte non nostre. Ci sono varie tecniche per porre la domanda che ci permette di focalizzarsi; immagino un cassetto che contiene la causa dei miei problemi. Osservo il cassetto dall’esterno, poi lo apro e guardo il contenuto. Oppure immagino una porta, nella stanza dietro la porta ci sono le paure che intendo affrontare, apro uno spiraglio della porta. La stanza è buia. Scivolo dentro lungo la parete, accendo la luce e guardo cosa mi trovo davanti.
Si tratta di scegliere la strada più congeniale. Quanto più una persona è abituata a visualizzare, tanto più sarà facile ottenere immagini. Se una persona ha maggiore facilità ad immaginare suoni piuttosto che immagini potremmo suggerirle di immaginare di accendere una radio, immaginare una musica, poi la musica si interrompe ed arrivano informazioni utili. Non mi sono mai trovato ad applicare suggerimenti di questo tipo ma penso che in qualche caso potrebbero essere utili.
Una volta ottenuti dei simboli, sono cioè comparsi oggetti provenienti dall’inconscio (cioè non per effetto di una scelta) a volte è possibile comprenderne il linguaggio simbolico. Altre volte è difficile comprendere il significato simbolico degli oggetti mentali che vediamo, tuttavia questo non limita la possibilità di svolgere il lavoro.
Infatti per svolgere il lavoro è sufficiente vedere le cose che non ci piacciono o che possono essere migliorate e migliorarle. Possiamo usare la bellezza come bussola.
A volte il lavoro diviene complicato perché non riusciamo ad apportare miglioramenti: per esempio vediamo un mostro che non intende in alcun modo diventare ragionevole. In quel caso possiamo chiedere un aiuto. Immaginiamo qualcuno di cui abbiamo fiducia: un angelo, un maestro, la guida spirituale e chiediamo a lui di occuparsi del problema osservando il modo con il quale lo risolve.
Questo è un esempio che mostra come lavorando su oggetti mentali abbiamo un effetto sul piano delle emozioni. Alcuni chiamano “lavoro sciamanico” un’operazione di questo tipo.
E’ importante sapere che:
Non occorre saper interpretare tutti i simboli, si può lavorare per rendere piacevole ciò che vediamo anche senza comprendere cosa significa.
Dialogare con l'Inconscio e vivere meglio
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